DON GIOVANNI MEDITA NELLA DOMENICA DI ABRAMO

Quanto ci è proposto in questa terza domenica di quaresima, ci è dato dall’ininterrotta antica tradizione liturgica che fa richiamo alla figura di Abramo. 

Il testo non ha scorrevolezza di lettura perché ci dà conto della tensione polemica che intercorre tra i Giudei e Gesù che nella narrazione di Giovanni si trascina già da contestazioni passate circa il sabato, il discorso del pane di vita e qui si ripropone mentre Gesù insegna nel tempio in occasione della festa delle capanne. 

Gesù esorta a rimanere “nella parola” per sperimentare (il conoscere biblico) la verità che libera, chi gli era stato seguace, ma ora se ne distacca. 

Si accende subito tensione nel ribattere di una libertà che si fonda nella discendenza di Abramo cui il Signore risponde richiamando vera discendenza da Abramo nel non commettere peccato (mentre gli avversari di Gesù ne cercano la morte), perché è il peccato che fa veramente schiavi. 

Vi è anche allusione alla vicenda storica di Abramo che in verità ebbe due figli, il primo dalla schiava Agar ed Isacco da Sara: solo il secondo è vera discendenza perché, come libero “resta per sempre nella casa” contrariamente a Ismaele che ne è allontanato. 

La paternità di Abramo è evidentemente intesa in modo diverso da Gesù e dai suoi avversari: per il Signore, non è semplicemente la discendenza fisica, è piuttosto quella morale che si esprime nelle opere, non così la rivendicazione avversaria. 

Il dibattito sulla paternità si radicalizza nella paternità divina rivendicata da Gesù che la nega alla pretesa dei suoi contestatori e ne indica quella diabolica che si esprime nel loro desiderio omicida. 

Il dibattito ha poi un ultimo focalizzarsi sulla persona di Abramo con l’incrociarsi di modi di intendere incompatibili che culminano nell’affermazione di Gesù: “Prima che Abramo fosse, Io sono” cui segue il tentativo di lapidazione del Signore nello stesso tempio. 

Mette conto chiarire il significato di questa affermazione di Gesù. I Giudei avevano fatto polemica sull’età e la priorità di Gesù su Abramo soprattutto in senso cronologico; il Signore invece fa affermazione teologica che la stessa teologia ebraica sosteneva affermando che il Messia precedesse l’esistere del sole (della creazione). Gesù si proclama (“Io sono”) addirittura col nome di Dio, dunque non solo Messia anteriore ad Abramo. 

La riflessione di questa domenica, non sta evidentemente, nel seguirne puntualmente l’articolazione polemica, ma nell’interrogarci sul nostro essere discepoli generati dal battesimo, da non intendere – al modo dei Giudei – come puro fatto, ma adesione di vita al Signore Gesù e alla sua Parola.

 

Don Giovanni Milani