La chiamata di Levi, figlio di Alfeo, pubblicano, è conosciuta da tutti e vuole essere chiaramente esemplare della missione di Gesù. Ci è offerta a riflessione in questa liturgia domenicale che precede e inizia ad introdurre il tempo austero della quaresima in questa domenica “della divina clemenza”.
La nostra narrazione inizia con l’uscita di Gesù dalla casa, scoperchiata per calarci il paralitico, verso il mare seguito dalla folla desiderosa della parola di Gesù, del suo insegnamento.
“Passando, vide Levi, figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.” Questo invito, questa chiamata è evidentemente insegnamento ancor più della parola che rivolge alla folla, ma subito trova contrasto.
Notiamo che Levi, Matteo, si alza e lo segue.
Benché la maggior parte degli interpreti intenda quel pasto “in casa di lui” come la casa di Levi, qualcuno – forse con più acutezza – lo legge invece come invito del Signore Gesù stesso, nella sua casa tanto significativo per quell’accoglienza che scandalizza gli “scribi dei farisei”.
Il banchetto poi, sappiamo bene, ha sempre un significato anche simbolico, tanto più ricco se nella sua casa, cioè offerto dal Signore: è richiamo a quel banchetto eterno che si compie nei cieli.
L’invito del Signore è per Levi ad essere suo collaboratore sino ad entrare nel collegio apostolico, ma ancora per tutti coloro che hanno bisogno di aiuto spirituale a riscuotere la propria condizione morale distorta ed opaca per liberarsene proprio nel seguire il Signore, il suo insegnamento di bene.
Gesù insegna non con la sola parola, ancor più con l’accoglienza dei peccatori e all’obiezione di chi si ritiene giusto e si guarda da contaminazioni, vere o pretese, dei peccatori ribatte con l’immagine del medico che non è per i sani ma per i malati.
Lui è il vero medico interiore e solo a lui possiamo rivolgerci per una guarigione vera; non sono le ritualità farisaiche, ma una sequela che impegni la verità intima, il cuore.
È proprio vero che l’impurità, il peccato impedisca all’uomo di raggiungere Dio, pure il Signore, nella sua grandezza misericorde, si china verso il peccatore per invitarlo al suo amore, a corrispondere a quella grandezza misericorde che da sempre lo ha animato.
A noi accettare la proposta d’amore.
Don Giovanni Milani