FABBRICHE APERTE, GLI OPERAI
“PER FONTANA E CONFINDUSTRIA
NOI E FAMIGLIE CONTIAMO ZERO”

Ci rivolgiamo a Lei, presidente Attilio Fontana, dopo aver ascoltato le parole del Premier Giuseppe Conte nella serata dell’11 marzo in quanto per l’ennesima volta, ci ha fatto comprendere che in questo paese, la  considerazione dei lavoratori e delle lavoratrici del settore produttivo è pari allo zero.

Noi in questo periodo stiamo continuando a svolgere il nostro dovere sfidando la sorte ogni giorno e cercando di tutelarci anche in maniera autonoma da questa pandemia. I numeri che gli andremo ad elencare Lei li conosce meglio di noi e pertanto Le chiediamo di intervenire al più presto per salvaguardare la nostra salute e quella dei nostri famigliari.

Nella giornata di ieri 11 marzo in Lombardia si sono registrati 1.489 nuovi contagi da coronavirus, con un incremento dei decessi pari a 149 unità portando il numero di morti da COVID19 nella nostra regione a 617 e il numero di contagiati pari 7.280. Numeri che tutti gli esperti concordano nell’affermare che continueranno a crescere e che se non si dovesse intervenire in maniera drastica e decisa nel limitare il propagarsi del contagio si arriverà in poco tempo a fare implodere il nostro sistema di assistenza sanitaria e soprattutto ad avere un numero molto alto di pazienti che non potranno essere adeguatamente seguiti, con il conseguente incremento esponenziale di decessi. Una situazione drammatica che richiede interventi radicali.

In quest giorni c’è stato un susseguirsi di provvedimenti sempre più restrittivi, che però fino ad ora sono risultati insufficienti tanto o è vero che a fronte dell’ultimo dato, quello dell’11 marzo, Lei come presidente della Regione Lombardia ha inviato una lettera per chiedere ulteriori misure restrittive. Condividiamo tutto quanto è stato richiesto, ma appunto perché riteniamo che le grida d’allarme e preoccupazione inviate da coloro che sono in prima fila a contrastare questa pandemia, il personale sanitario, non siano infondate.

Visto che i numeri stanno dando loro ragione non capiamo e non accettiamo la decisione di escludere dalla chiusura le attività produttive, perché se da una parte si insiste con continui messaggi mediatici di stare a casa, non comprendiamo il motivo per cui per milioni di persone questo vincolo non vale. Se l’interesse in questo momento deve essere collettivo, perché ci si affida ad una regolamentazione delle attività produttive fatta da una rappresentanza di parte come quella di Confindustria Lombardia? Perché devono prevalere gli interessi delle aziende su quelli della salute dei lavoratori, loro dipendenti, dei loro familiari e della collettività di cui ne fanno parte? Perché queste persone di cui noi siamo rappresentanti sono considerati di serie B? O forse si pensa realmente che le aziende siano in grado di garantire il pieno rispetto delle regole stabilite dalla OMS? Sono le stesse aziende in cui avvengono centinaia di infortuni mortali all’anno e migliaia di infortuni con conseguenze permanenti a danno dei lavoratori.

La invitiamo pertanto ad ascoltare con maggior attenzione chi chiede la chiusura totale delle attività anche produttive, escludendo solo quelle ritenute di primaria importanza per la collettività e di farlo subito. Nel frattempo noi rappresentanti sindacali insieme ai lavoratori, per tutelare la nostra salute e la salute di tutti siamo pronti a mettere in campo qualsiasi iniziativa, perché è la salute, la vita, arriva prima di tutto, soprattutto degli interessi economici di una parte.

RSU CALVI – RSU INTERGEN – RSU DEUTZ ITALY – RSU FIOM FIMMA – RSU ATURIA EX FINDER POMPE – RSU PEREGO – RSU FIOM IHI – RSU FIMMA – RSU ELETTRA – RSU ELEMASTER – RSU SIRCATENE