FIORI, PIZZE E GAMBE PROPRIE.
CONVENZIONE DI ALTRI 6 ANNI
ALLA PIZZERIA DELLA LEGALITÀ

Stasera le commissioni consigliari congiunte III e IV avranno come uno dei punti all’odg il rinnovo della Convenzione con “Fiore”. La pizzeria della legalità.

Già per i soli binari del buonismo e del Natale sarà, anche quest’anno, una mera prassi retorica, il rinnovo. A valere per 6 anni.

Eppure non dovrebbe essere così.
FIORE, a parte l’essere nata con un pastrocchio fin quasi dall’origine, con percorsi privilegiati e riservati tra Enti e con relativi rapporti Associativi amicali, nonché aver visto addirittura assegnazioni revocate e Bandi in fretta e furia ripubblicati, è dal 2017 che è operativa e sostenuta in maniera concreta e continua da Enti e Comune di Lecco, in primis.

È una bella realtà ma poco cambia.
Mi chiedo e chiedo… Perché realtà come queste, pur nobili e almeno simbolicamente educative, pressoché totalmente concentrate nella forma legittima di esercizio commerciale, debbono ben oltre il tempo ragionevole di avvio essere continuamente sostenute da denaro e risorse pubbliche?

Fiore, nel caso specifico, non è in grado di stare autonomamente nel mercato e nella concorrenza, pur avendolo garantito nel business plan?
Perché?

A differenza, peraltro, di quanto avviene con Circoli o attività associative, per esempio, che non beneficiano di questo supporto. Per non parlare dei privati.

Quanto poi questo percorso e sostegno particolare e personale mette, ancor di più in un periodo ormai lungo di emergenza, maggiormente in difficoltà la concorrenza e privati che non possono usufruire né dei vantaggi concessi a livello nazionale da leggi e fiscalità per la forma cooperativistica e associativa dei gestori e di ulteriori convenzioni integrative con il Comune?

Perché, almeno così sembra, pur essendo un Bene pubblico comunale, non ci sono bilanci pubblici e consolidati sia economici che sociali, da poter, in libertà, consultare?
Anche per dare, pubblicamente, un valore aggiunto alla sostenibilità e al progetto nella sua circolarità dello stesso Comune.

Le risorse, le spese, le iniziative, i flussi, le collaborazioni, le paghe orarie dei dipendenti, i contributi pubblici e privati, i volontari, le esenzioni e agevolazioni.
Trasparenza contro omertà potrebbe essere il motto.

E ancora, i percorsi formativi e le attività non solo di ristorazione ma culturali e specificatamente di documentazione e lotta alla mafia che dovrebbero essere il cuore pulsante e continuativo e non solo sporadico e indiretto di un Bene confiscato alla criminalità, dove sono? Qual è l’apporto di Arci e Auser nel concreto?

Ecco chissà se almeno quest’anno non sarà nuovamente un acritico perpetuarsi di buonismo e privilegi.

Paolo Trezzi

 

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