Nell’inseguire, confutandoli, alcuni dei luoghi comuni che la politica (quella con la p minuscola) veicola a getto continuo, dopo aver cercato di smascherare la strumentalità di quel “non mettere le mani in tasca agli Italiani” ecco un altro figurativo stereotipo mediatico: “Ma la coperta è corta!”. La domanda da porsi è “ ma la coperta è realmente tale?”.
Anche le persone meno istruite comprendono che “per stare al caldo” occorre una coperta più grande di quella che invece, si narra, lasci esposti alle “intemperie”. È proprio sulla narrazione che finge di ignorare la reale possibilità di allargare la coperta che occorre fissare una vigilante attenzione. Fuor di metafora ecco una serie di possibilità, tra le varie praticabili, che se si avesse un’effettiva volontà politica nel perseguire una reale giustizia sociale potrebbero produrre un concreto cambiamento di scenario.
Solo per citare alcune: una seria lotta all’evasione fiscale (circa 90 miliardi di mancato gettito annuale per la Collettività = 932,3 miliardi negli ultimi 10 anni*) partendo però significativamente da quella dei “piani alti”; alle mafie (per stare alle più potenti: 40 miliardi circa è il fatturato di Cosa Nostra** e 55 quello della ‘Ndrangheta ***); alla corruzione (“costa almeno 237 miliardi all’economia italiana” ****)
Anche solo recuperando realisticamente la metà di questi “ammanchi” quante manovre “correttive” si potrebbero fare, senza tagliare capitoli essenziali di spesa pubblica primaria sociale, senza privatizzare servizi di base (se non sono efficienti perché non li si rendono tali senza svenderli ai privati?), senza tagli (ennesimi) allo “ Stato Sociale” e via di seguito. Inoltre quanti finanziamenti verso politiche attive per il lavoro, la ricerca e l’innovazione, la tutela dei più deboli, il sostegno all’inserimento giovanile per un lavoro stabile e dignitosamente retribuito, la valorizzazione femminile, le politiche congrue all’accoglienza degli immigrati basate su diritti e doveri uguali per tutti ecc. ecc. si potrebbero così liberare?
E quanti margini di un più equo bilancio pubblico si potrebbero ricavare dalla messa in discussione delle logiche dominanti (a partire dal sistematico “cappio” dell’uso vessatorio del debito pubblico) di subordinazione della democrazia dei Popoli agli aspetti speculativi della finanza e dei mercati internazionali?
La coperta è corta sempre per gli stessi e sempre più tanti!
Me per chi ha calibrato a propria misura queste logiche spacciate come le più ragionevoli ha costruito pure, anche attraverso la gran parte del GCM, un immaginario collettivo accondiscendente dove le vittime rischiano di diventare in qualche modo coartefici.
Quando sapremo svegliarci cercando perlomeno di non lasciar soli i pochi (ricercandoli non superficialmente) che realmente cercano di operare per un effettivo cambiamento ben oltre le sole logiche di potere?
Germano Bosisio
(****) https://lavoce.info/archives/99457/quanto-costa-la-corruzione-2/