“GLI AVVERSARI SONO ALTRI”.
SULLE CAVE AMBIENTALMENTE
AFFIDA LA DIFESA AI SOCIAL
MA DISABILITA I COMMENTI

LECCO – È con una lunga nota affidata ai social che Ambientalmente chiarisce la propria posizione dopo il via libera del Comune di Lecco alla ulteriore escavazione del Magnodeno, senza aver nemmeno ascoltato in Commissione il Comitato capace in pochi giorni di raccogliere 33mila firme.

La fazione più ambientalista della squadra Gattinoni – movimento guidato da Alessio Dossi, proveniente da Legambiente e già assessore all’Ambiente nella passata giunta, ufficio ereditato ora da Renata Zuffi – ha lasciato delusi molti elettori ed anche per questo è stata bersagliata da critiche e da diverse richieste di dimissioni.

Domenica dunque la decisione di chiarire la propria posizione, affidata a Facebook tramite un post, disabilitando la possibilità di commentare. Ecco il testo in forma integrale.

Noi crediamo che sia doveroso dire che dal 2014 qualcuno, per noi attuale Amministrazione Comunale (ovvero Regione e Provincia), ha deciso con un “Piano cave” ventennale che sul Magnodeno bisognava cavare fino al 2034. Pensateci, è ovvio (anche se poco condivisibile, per noi, che ci sia così poco protagonismo dei territori!): se lasciassero la libertà ai Comuni di decidere se volere una cava in casa, non lo farebbe praticamente nessuno.

Noi crediamo che sia doveroso dire che il vero momento decisivo era soprattutto allora quando altri hanno fatto un “Piano Cave” (2014 appunto), quando si decideva dove si sarebbe scavato per 20 anni, più che ora, dove si è andati a vedere (cosa pur fondamentale, necessaria e doverosa) se il progetto TECNICO che presentano per farlo è perfetto o va sistemato. La scelta politica era là.
Anche se la partecipazione della popolazione, soprattutto se approfondita, resta sempre e comunque una cosa positiva e meritevole.

Noi crediamo vada raccontato che, chi cava, ha già un’autorizzazione in mano a cavare (per 8 milioni di m3) figlia di quel “Piano cave” ventennale e che, ciò che è stato chiesto in questa fase, è COME cavo, non SE cavo. In virtù di quanto accaduto nel 2014, appunto. Questa non è un’opinione: ci sono i documenti a testimoniarlo.

Noi crediamo che non sia un caso che il Comune ha chiesto per ben tre volte di rimandare la decisione tecnica del “COME cavo”, perché volevamo dare il tempo ai nostri tecnici di vederci chiaro, approfondire e chiedere le integrazioni che hanno ritenuto opportune senza fretta, da parte di nessuno. Tappeti rossi non ce ne sono, giustamente – anche qui – per nessuno.

Noi crediamo, come politica, che sia però corretto ricordare che l’ingerenza politica in un procedimento tecnico come la Conferenza Dei Servizi (CDS) in cui si sta valutando il progetto tecnicamente può essere considerato un illecito. Pensare che basti lo schioccare delle dita del Sindaco per cambiare le cose è – in tutta franchezza – falso.

Noi crediamo sia giusto dire quali sono le competenze del Comune su questa faccenda: rilasciare parere tecnico di adeguatezza e completezza del progetto per l’escavazione (il “COME cavo”) unicamente in merito a viabilità, sistema idrico minore e recupero ambientale. Non certo decidere se si cava o non si cava. Ci sarebbe piaciuto, ma NON è così; NON è così. Bisogna dirlo.

Noi crediamo che la convocazione di Commissioni straordinarie, la convocazione di sopralluoghi ad hoc, la convocazione di associazioni e comitati per confrontarsi e per ragionare insieme sul futuro dell’area sia un segno – probabilmente inedito, va detto! – di una voglia di tenere gli occhi ben aperti sul tema cave e sul loro futuro.

Noi crediamo sia necessario dire che, in fase di sottoscrittura della convenzione, chiuso il procedimento tecnico, bisognerà mettere in chiaro che per noi si deve necessariamente andare verso un recupero definitivo di quell’area in un’ottica di riqualificazione ambientalmente sostenibile. A partire dai ripristini. Lì abbiamo il nostro margine di manovra come Comune, e faremo certamente la nostra parte.

Noi crediamo sia giusto dire che, per noi, una volta chiuse le autorizzazioni date DA ALTRI fino al 2034, nella programmazione urbanistica, quell’area debba necessariamente essere immaginata con una destinazione DIVERSA da quella che permetterebbe in futuro di continuare a cavare.
E faremo tutto quanto è possibile per andare in questa direzione.

Questo, è quello che pensiamo. E che sarebbe stato corretto far emergere, da tante parti, con maggiore trasparenza.
Perché se il tema è complesso, il semplificare per trovare un avversario, dovrebbe almeno condurre all’avversario giusto.

Altrimenti, il rischio concreto, è che il Magnodeno non riusciremo mai a tutelarlo per davvero, come comunità.

 

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