IL “DIARIO DELLE VACANZE”
DELLA SIGNORA GRIGNA/13

LECCO – Ultima puntata del “diario delle vacanze” della signora Grigna, che dopo quasi due settimane si appresta a tornare a Lecco più stanca e stressata di quando è partita.

E pensando alle lavatrici che la aspettano, un consiglio accalorato…

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GIORNO TREDICI (e ULTIMO)
Insomma in questi tredici giorni vi ho raccontato un poco le vacanze al mare che non ho cercato ma ho trovato, domani è il mio ultimo giorno qui, tra onde, scogli e soprattutto varia umanità che sembra si sia data convegno tutta, contemporaneamente, qui a lato del mio ombrellone e della mia sdraio.

Ora mi aspetta la Piazza Rossa, che, in confronto, sarà come essere, finalmente, a casa.
Poi voglio un biglietto, a metà ottobre, per il Perù od ovunque vada la mia amica di scuola Federica.

Perché poi a veder bene, ad analizzar bene, non mi sono nemmeno un attimo rilassata qui.
Tra recupero dei pargoli dispersi tra sabbia e frigobar, le ordinarie diatribe con il coniuge, le pizze in spiaggia la sera da sfangare, le creme protettive 50+ per il sole che scotta, la sabbia che rimane nelle mutande del costume, la baby dance, le sedicenni alla moda da compatire, l’animazione obbligatoria con i trenini post buffet, il cocco bello cocco bello ogni tre per due e le macchinette mangiasoldi che ipnotizzavano il più piccolino, son certa che avrò pure eritemi da trauma post-vacanze.

Perché poi, a pensarci bene, le vacanze finiscono quando pensi al bucato, al numero di lavatrici, che ti aspettano a casa.

Però già da subito cosa potevi aspettarti da mille segnali oggettivi?
Alcuni ve li ho raccontati giorno per giorno, un poco come terapia auto-consolatoria, un poco con l’intento di mettervi in guardia.

Ma altri segnali erano altrettanto premonitori.

Prendete per esempio il sorbetto al limone, in un posto adeguato al blasone delle stelle che si pavoneggiano fuori dal ristorante, verrebbe grattato a mano, con esclusivamente succo di limone bio della Magna Grecia e zucchero, meglio se di canna, quanto basta.
Qui te lo servono come se fossimo su un campo del Bione, o in una mensa scolastica, la cosa piú naturale che ci puoi trovare dentro quel finyo flûte è la cannuccia di plastica.

Oppure basta prendere quei maschi da palestra, con le sopracciglia ad ali di gabbiano, che mostrano a tutta la spiaggia insieme ai loro pettorali depilati, una cosa veramente patetica.

O ancora, ma non infine, prendete quei genitori, come ne ho incontrati troppi qui, che dicono ai propri figli di abbuffarsi al ristorante dell’albergo perché tanto è tutto compreso… e poi non vederli più per giorni, come è successo qui troppe poche volte, perché chiusi in stanza a causa di una inevitabile occlusione intestinale risolta solo da un clistere da 5lt. di acqua e camomilla.

Insomma in questi tredici giorni vi ho raccontato sì un poco le vacanze al mare che non ho cercato ma ho trovato, ma la prossima volta usate questo stratagemma…
Il primo giorno quando quel signore così garbato e in disparte da tutti – perché ce n’è sempre uno fortunatamente – vi dice:
– Senta, sarà meglio che la avverta… se fa amicizia con me si inimicherà gli altri.
Voi rispondetegli decise e pronte:
– Me lo promette?

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