LAVORO: 2.410 NUOVI POSTI
NELLE IMPRESE LECCHESI.
MA I DATI COMPLESSIVI
NON SONO CONFORTANTI

LECCO – Dopo la prima fase dell’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus, sono riprese le rilevazioni mensili dell’indagine Excelsior sulle previsioni di assunzione, svolte mensilmente dalle Camere di Commercio (per le imprese oltre 40 addetti) e da Infocamere tramite l’invio di questionari online e interviste telefoniche. L’indagine è coordinata a livello nazionale da Unioncamere, in accordo con l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL), il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Nel 3° trimestre 2020 le imprese delle province di Como e di Lecco prevedono di effettuare complessivamente 6.980 nuovi ingressi (di cui 4.570 per Como e 2.410 per Lecco). A cercare nuovo personale sarà l’11% delle aziende comasche e l’11,2% di quelle lecchesi con almeno un dipendente. Il 29,9% delle entrate si concentrerà nel comparto industriale: si tratta di 2.090 nuovi contratti, di cui 420 riguarderanno il settore delle costruzioni. Gli ingressi nel terziario saranno 4.890 (70,1%); in particolare, le nuove assunzioni previste sono 730 nel commercio, 830 nel turismo e 3.330 negli altri servizi.

Ad ogni modo, nella nostra regione i nuovi posti di lavoro saranno quasi 101.000; a livello nazionale supereranno quota 620.000.

Nel mese di luglio 2020, sulle 2.760 assunzioni programmate dalle imprese lariane, la quota con contratto a tempo indeterminato risulta inferiore sia alla media regionale che a quella nazionale: area lariana 15,6%; Lombardia 25%; Italia 18,4%. Lecco si attesta al 18%, mentre Como al 14%; i due territori lariani precedono solo la provincia di Sondrio, dove solamente il 7% dei nuovi contratti di lavoro sarà a tempo indeterminato. I contratti di apprendistato rappresenteranno il 9,4% delle assunzioni lariane (più utilizzati a Lecco, dove oltre un quinto dei nuovi lavoratori avrà questo tipo di contratto), mentre ben il 66,7% del nuovo personale sarà assunto con contratto a tempo determinato (in questo caso la quota di Como è più elevata: 73% contro 54%). Sono le imprese comasche ad utilizzare maggiormente le altre forme contrattuali (12% contro il 2% delle aziende lecchesi).

A Como, la maggioranza dei nuovi ingressi a tempo indeterminato previsti a luglio si concentra nel manifatturiero (62% delle assunzioni totali di quei settori); viceversa, il terziario vede una netta prevalenza di contratti a tempo determinato (nel turismo il 55%; nei servizi alle imprese il 72%; in quelli alle persone il 94%); questa è anche la modalità di gran lunga prevalente delle assunzioni nelle costruzioni (97%). Significativo anche il ricorso alle altre forme contrattuali nel turismo (43%). A Lecco, invece, il comparto con la più altra quota di assunzioni a tempo indeterminato è quello dei servizi alle imprese (45% dei nuovi ingressi previsti); il tempo determinato è maggiormente utilizzato nelle costruzioni (83%), nei servizi alle persone (76%) e nel manifatturiero (66%). Da sottolineare anche un ricorso significativo ai contratti di apprendistato nel commercio e soprattutto nel turismo (rispettivamente 16% e 83%).

Il 60,9% delle entrate programmate a luglio riguarda imprese di Como e Lecco con meno di 50 dipendenti; il 14,9% medie imprese; il 23,9% realtà imprenditoriali con oltre 250 addetti.

Il 15,2% delle assunzioni previste a luglio dalle imprese lariane sarà riservato a figure high skill(dirigenti, specialisti e tecnici): valore inferiore alla media regionale (20,5%), ma superiore  a quella nazionale (14,8%). Lecco (con il 17,7%) è in 4a posizione in Lombardia (preceduta da Milano, Varese e Monza Brianza); Como (con il 13,9%) è 8a (precede Brescia, Mantova, Lodi e Sondrio)

Il 9,1% delle assunzioni previste a luglio dalle aziende lariane riguarderà personale laureato (contro il 14,4% lombardo e il 9,9% nazionale). Como – la cui quota si attesta all’8,1% – si piazza all’8o posto nella graduatoria lombarda, dopo Milano, Varese, Monza Brianza, Pavia, Cremona, Lecco (10,7%) e Bergamo. Nell’area lariana gli ingressi di diplomati previsti rappresentano il  54% delle assunzioni totali (il 31,2% con diploma di scuola media superiore e il 22,8% di Istituto professionale), mentre nel 37% dei casi è richiesto il semplice assolvimento dell’obbligo scolastico. Per queste ultime, Como con il 39,2% si colloca in penultima posizione tra le province lombarde (precedendo solo Sondrio), mentre Lecco con il 32,4% è 6a (dietro a Varese, Milano, Bergamo, Monza Brianza e Brescia).

A luglio il 37,3% degli ingressi previsti dalle aziende lariane sarà riservato a giovani con meno di 29 anni: percentuale superiore sia alla media lombarda (32,5%) che a quella italiana (32,1%).  Le due province si collocano al 1° e al 2° posto della graduatoria regionale: Como con il 37,9% e Lecco con il 35,7%. Per alcune famiglie professionali la quota di “under 29” è particolarmente consistente: a Como, “area produzione di beni ed erogazione del servizio” (35,7%, pari a 350 figure), “aree commerciali e della vendita” (51,3%, pari a 180 unità) e “aree tecniche e della progettazione” (33,6%, ovvero 70 persone). Anche a Lecco le aree che riservano le maggiori opportunità ai giovani sono analoghe: “area produzione di beni ed erogazione del servizio” (38,7%, pari a 200 figure), “aree commerciali e della vendita” (38,5%, pari a 60 unità) e aree tecniche e della progettazione” (31,8%, pari a 40 persone).

Altro focus dell’analisi concerne le figure professionali di difficile reperimento. Nell’area lariana la loro quota si conferma consistente: a luglio si è attestata al 31,9%, mantenendosi superiore sia alla media regionale che a quella nazionale (pari, rispettivamente, a 27,7% e 26,8%). Questo fenomeno è particolarmente sentito dalle imprese lecchesi, che segnalano difficoltà ad assumere nel 38% dei nuovi ingressi (a Como la quota si attesta al 29%). A Como le famiglie professionali per cui le aziende trovano maggiori difficoltà sono: “area produzione di beni ed erogazione del servizio” (260 figure, con un’incidenza del 26,4% sul totale settoriale), “aree tecniche e della progettazione” (100 unità, 45,3%) e “aree commerciali e della vendita” (80 figure, 23,7%). Anche Lecco evidenzia le stesse criticità: “aree produzione di beni ed erogazione del servizio” (200 figure, che rappresentano il 37,8% del totale delle assunzioni settoriali), “aree commerciali e della vendita” (60 unità: 38,5%); “aree tecniche e della progettazione” (50 figure: 46,7%).

Unioncamere ha dedicato un focus specifico alle criticità affrontate e alla capacità di risposta messa in atto dalle imprese nel periodo di chiusura, nonché alle attese e alle strategie per i prossimi mesi.

Nei primi sei mesi del 2020, con riferimento alle 21.790 imprese lariane con almeno un dipendente, l’81% ha mantenuto invariati i livelli di occupazione (le quote sono pressoché identiche a Como e a Lecco), mentre l’1,5% li ha aumentati (con una quota leggermente superiore a Lecco: 1,9%, contro l’1,3% comasco; entrambi i dati sono inferiori a quello lombardo e italiano, pari rispettivamente al 2,5% e al 2,6%). La quota di aziende costrette a ridurre la propria forza lavoro è pari al 17,6% (Lecco 17,2%; Como 17,7%; entrambi i valori risultano più bassi della media regionale, 18,8%, e di quella nazionale, 21,3%). È il settore dei servizi quello che ha soffermo maggiormente: le imprese lariane di questo comparto che hanno diminuito il personale sono il 19,4% (valore comunque inferiore alla media della Lombardia e dell’Italia: rispettivamente 20,4% e 22,9%). Per quanto riguarda l’industria, la quota di imprese che hanno aumentato i propri dipendenti è stata inferiore nell’area lariana (2,3%, contro il 2,5% lombardo e il 3,3% italiano).

A giugno 2020, 7.290 imprese – ovvero il 33,5% del totale – operavano in condizioni non troppo dissimili da quelle precedenti. Viceversa, 13.180 – pari al 60,4% – hanno dichiarato di svolgere attività a regimi ridotti rispetto alla situazione pre-Covid. La quota di imprese lariane con attività sospesa e/o per cui si valuta la chiusura (6,1%, pari a 1.320 unità) risulta inferiore sia alla media della Lombardia (6,9%) che del nostro Paese (9,6%). Como evidenzia una quota lievemente superiore rispetto a Lecco: 6,2% contro 5,9%.