LECCO, IL CAL DIALISI
A UN PRIVATO? CGIL NON CI STA

OSPEDALELECCO – “Siamo preoccupati per il futuro dei Cal dialisi a Lecco”. Il Centro assistenza limitata per i dializzati dell’Azienda ospedaliera lecchese rischia di essere affidato a un’azienda esterna e i sindacati chiedono spiegazioni alla dirigenza di via dell’Eremo. “Entro un mese sarà possibile conoscere lo studio di fattibilità – affermano Guerrino Donegà, segretario provinciale Cgil, e Marco Paleari, segretario generale funzione pubblica Cgil di Lecco -. Questo chiarirà i dettagli operativi, il piano finanziario, le forme e i rapporti e sui quali svolgeremo gli approfondimenti. Ma fin da ora emergono diversi elementi di notevole criticità sui quali vogliamo richiamare l’attenzione”.

Per prima cosa il lato monetario. “La ragione della scelta – proseguono i sindacati – viene attribuita alla situazione di sofferenza economica nella gestione attuale della dialisi, che ci riferiscono, presenta una perdita annua di duecentomila euro su un fatturato di due milioni e ottocentomila”. Ci sono però molte perplessità sulle possibilità di organizzazione del Cal dialisi da parte di un’azienda privata. “Nutriamo forti dubbi che un soggetto privato sia in grado di gestire il servizio realizzando risparmi così rilevanti da assorbire il disavanzo – spiegano -. Non siamo ovviamente insensibili a questo tema, ma anzi, siamo disponibili ad analizzarne le cause e a valutare assieme diverse soluzioni organizzative interne per raggiungere una maggiore economicità di gestione, senza penalizzarne l’attuale livello”.

Ma da Cgil sottolineano che, “se la soluzione al problema della perdita economica di una unità operativa ospedaliera, diventa la sua esternalizzazione, allora sarebbero a rischio anche altre importanti unità operative ad alto contenuto specialistico e rivolte alla cura di patologie gravi come è la dialisi”. L’ipotesi dell’Ao prevederebbe l’affido del progetto ad aziende di livello europeo produttrici di materiali di consumo per la dialisi.

“I rischi di un potenziale conflitto di interessi nella gestione dell’attività e di condizionamento dei medici, costretti ad utilizzare attrezzature e farmaci del produttore sono evidenti per le possibili ricadute sui pazienti – sostengono Donegà e Paleari – inoltre si crea una nuova situazione di ambiguità organizzativa del personale coinvolto, il quale, manterrà la dipendenza dall’Azienda Ospedaliera, ma opererà sotto la direzione gerarchica dell’azienda privata esterna”.