LETTERA/VIOLENZA SULLE DONNE
È ANCHE IL FUTURO INCERTO
DI QUELLE MAMME MIGRANTI

LETTERALECCO – Siamo un gruppo di donne del territorio che, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sente il bisogno di prendere la parola.

Da mesi, qualcuna di noi anche da più tempo, incontriamo le ragazze richiedenti asilo, partite dal loro paese spesso non liberamente e arrivate da noi dopo la traversata del Sahara e della Libia. Sono ormai più di un centinaio, sparse in parecchi comuni lecchesi, alcune con i loro bellissimi bambini e bambine, nati a volte per amore, come ogni bambino e bambina avrebbe diritto di venire al mondo, altre per violenza subita in Libia, quella Libia a cui abbiamo delegato il compito di fermarle, trasformando i ladri e gli stupratori in guardie.
Vivono in appartamenti, sparsi ormai in parecchi comuni lecchesi, gestiti spesso, ma non sempre, da cooperative che svolgono il loro compito con cura e rispetto nei loro confronti e attenzione per il loro futuro; ma non è per queste ragazze che vogliamo parlare.

Perché sappiamo che purtroppo non sempre è così. Ed è a queste ultime nostre sorelle e figlie venute da lontano, con ferite nell’animo e a volte anche sul corpo, che vogliamo dar voce. Ci vivono accanto, spesso invisibili, fuori dal tempo e dallo spazio: senza un presente e senza un futuro, senza un progetto di vita e di lavoro, perché chi avrebbe il compito di crearlo non lo fa. Scriviamo queste cose per realismo: domani, un domani assai prossimo, si troveranno senza casa e senza lavoro e non sapranno come campare.

Ci rivolgiamo prima di tutto alle donne, perché riusciamo a vivere anche questa violenza contro di loro come contro di noi; incominciamo a vederle e a chiederci cosa possiamo fare.
Ci rivolgiamo alle autorità perché ricordino sempre che i diritti sanciti dalla nostra Costituzione valgono per tutti, anche per i migranti, quindi anche per loro.
Ci rivolgiamo agli uomini perché sappiano che il rispetto che ci devono come donne, per la nostra dignità, per la nostra vita e per l’amore che portiamo loro, lo devono anche a queste ragazze e donne.

Perché qualcuno di loro non dica più che le nigeriane hanno la prostituzione nel Dna, e sappia che esiste una tratta per farle prostituire e che, in questo caso, anche la prostituzione è una forma di stupro.
E se qualcuno si vuole aggregare noi ci siamo.

Per Donne Oltre i Confini
Maria Andreotti
Anna Arigoni
Angela Gandolfi
Giacinta Papini
Cristina Risposi