MEDITAZIONE DI DON G. MILANI
DOMENICA DELLA SAMARITANA

Le letture evangeliche domenicali di quaresima ci portano con insistita attenzione al tema battesimale, a riflettere sul nostro battesimo, certo il motivo è l’antica, storica formazione di queste liturgie, ma giunge tanto opportuna la riflessione per ciascuno di noi: non tanto sull’evento, quanto sul senso e il dono che nel battesimo abbiamo ricevuto. Il nostro racconto è ben situato nel luogo e nel tempo: Gesù è tornato in Galilea, terra delle genti, dei pagani (i cinque luoghi di culto pagani trovano richiamo nei cinque mariti della donna) e al pozzo di Giacobbe; anche qui sappiamo come il pozzo fosse luogo allusivo all’amore nuziale, ed è proprio mezzogiorno quando il Signore chiede da bere alla donna samaritana: la stessa ora sulla croce esprimerà una sete di eguale tenore. Qui vediamo una simpatia preveniente che spiana la via di comunicazione verso una donna di cui Gesù tutto conosce benché lei si vorrebbe tenere lontana richiamando le distanze nella stima tra i diversi popoli di Giudei e Samaritani: lei poco a poco s’avvicina al Signore sin dimenticando l’anfora della sua fatica.

Se richiamiamo il profeta Osea, ci accorgiamo, in quel luogo d’amore Gesù, seduca quella donna che nei suoi poco limpidi costumi è facile simbolo della fragilità umana e benché esprima sete materiale parla di un’acqua che non è più d’un pozzo faticosamente scavato dagli uomini (magari illustri come Giacobbe che “bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame”) è invece dono di sorgente, di quelle che per la forza di Dio sgorgano fin dalla roccia del deserto e dà acqua che zampilla senza fine, perché è acqua nuova che attinge al cuore: era roccia ed rinato dalla parola che l’ha immerso nella realtà del Signore: nel Padre, nel Figlio e nella Spirito. Ecco l’acqua, l’acqua sorgiva è dono del Signore, è l’acqua del battesimo che ci fa dono della fede, non è acqua – come ancora prima di lasciarsi definitivamente vincere dall’amore di Gesù, la donna chiede ironicamente per evitare fatica – è acqua che, benché non soddisfi i bisogni materiali, opera ben più e meglio: rinnova la persona (anche nel battesimo siam fatti figli di Dio).

La grazia del Battesimo, la grazia del Signore, è acqua zampillante a sostenere sempre la vita, non quella fisica, quella che si innalza, invece, proprio per suo dono, dono dello Spirito a lanciare uno zampillare nella vita nuova e piena: sempre (εἰς ζωὴν αἰώνιον). L’acqua di Gesù è il suo Spirito stesso, dono del cuore per sempre; lo Spirito santo “abita”, rimane in noi per il sacramento della grazia prima e trasformante dell’acqua, non del pozzo pur nobile di Giacobbe, ma – nel battesimo – dello zampillio dalla roccia nobile e forte che è Gesù salvatore. 

 

Don Giovanni Milani