Il terzo dei discorsi attorno ai quali si snoda la narrazione del primo vangelo è detto “discorso in parabole” perché, proprio attraverso le varie immagini proposte, il Signore Gesù, seduto sulla barca per poter parlare alla folla che sta sulla riva del mare di Galilea, annuncia il regno con il ripetere similitudini: “il regno dei cieli è simile a…”.
In quanto ci è proposto in questa domenica, troviamo tre parabole di similitudine al regno e la conclusione del discorso sullo “scriba divenuto discepolo del regno dei cieli”.
Tante le parabole nel susseguirsi d’immagini che il Signore Gesù propone per farci comprendere il regno che, forse in modo un po’ grezzo, potremmo definire come la condizione del discepolo e il suo rapporto con Dio. In queste nostre la similitudine è posta, non tanto rispetto agli oggetti del racconto, quanto con l’atteggiamento, all’agire di chi trova il tesoro o la perla e dei pescatori che sanno fare buona scelta del pescato.
Innanzitutto Gesù richiama, a mio sommesso avviso, ad un attento valutare quanto ci è proposto pur nelle occorrenze diverse.
Per l’uomo che ha fortuita scoperta del tesoro, si tratta di valutare la felice sorte che gli è occorsa e può trasformargli l’esistenza; il mercante è già in ricerca del meglio per la sua attività; infine per i pescatori c’è da mettere in gioco l’esperienza accumulata per valutare il pescato tra buono e inutile, da gettare.
Sono tre condizioni diverse, ci chiamano però tutte a valutare la preziosità dell’annuncio che fa il Signore Gesù di quanto il regno sia prezioso. Può rivelarsi in dono gratuito quanto il tesoro inaspettato nel campo, o perseguito in ricerca appassionata come è del “mercante che va in cerca” di preziosi; fin anche si può essere già discepoli (il riferimento è alla sagina gettata e ai pescatori) ma sempre è da gustare e valutare in nostro profitto con scelte appropriate nel bene rifiutando il male.
Il regno, grande opportunità di bene offerta ad ogni uomo, non giunge a tutti nello stesso modo, ma è proposta per tutti: ciascuno ha da valutarne la preziosità unica che dà senso e gioia alla vita: l’incontrare il Signore, unico vero bene.
Il discorso poi si conclude, con l’immagine dello scriba fatto discepolo, nel “padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Molti interpreti vi vedono lo stesso Matteo tra Legge e novità della chiamata di Gesù.
A noi importa di più quanto dica a noi; in modo semplice potremmo leggervi quel che già diceva Gesù di non esser venuto ad abolire, ma a dare compimento alla legge. Ci sono cioè preziosi valori che sono stampati nel profondo dell’uomo; altri già nell’antico sono espressi dalle Scritture; c’è la luminosa certezza che ci dà Gesù: l’amore del Padre ci fa figli nel Figlio.
Questa novità tratta dal tesoro dell’annuncio del Signore, dà nuovo senso a tutti i doni d’umanità e fede che già prima abbiamo ottenuti.
Don Giovanni Milani

