‘NDRANGHETA NEL LECCHESE:
RIFIUTI, ESTORSIONI, USURA…
VALLELONGA DOPO LE CONDANNE
AVEVA RIORGANIZZATO IL CLAN

LECCO – Sgominato il gruppo criminale capeggiato da Cosimo Vallelonga. Tutti nel lecchese i 18 arrestati – dieci in carcere e otto ai domiciliari – con accuse per associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione.

Le indagini, denominate “Cardine-Metal Money“, sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano e vi hanno partecipato il Gico di Milano e la Mobile della questura di Lecco.

Le operazioni sono scattate all’alba, contemporaneamente in Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna, anche per un sequestro preventivo del valore di 120mila euro e di quote di società utilizzate per attività illecite. Le perquisizioni, ancora in corso, riguardano anche beni di valore e armi detenute illegalmente.

Gli investigatori hanno ricostruito l’esistenza di un sodalizio mafioso operante nel lecchese e capeggiato da Cosimo Vallelonga, classe 1948 di La Valletta Brianza, già noto per la condanna al 416 bis (Associazione di tipo mafioso) sia nell‘ambito dell‘operazione “La notte dei fiori di San Vito” di metà degli anni ‘90, sia nell‘operazione “Infinito” del 2010, e tuttora ritenuto esponente di spicco della ‘ndrangheta lombarda.

Secondo le accuse, una volta scontate le condanne Vallelonga avrebbe ritessuto i contatti criminali e rivitalizzato il sodalizio non solo attraverso iniziative autonome ma anche appoggiandosi al negozio ‘Arredo Mania’ di La Valletta per incontrare esponenti criminali coi quali dirimere controversie, concordare strategie ed eludere i controlli, o per ricevere imprenditori locali ai quali erogare prestiti a tassi usurari ma anche per  decidere come ripulire i soldi delle attività illecite nell’economia legale.

Strettamente legati al principale indagato, e ritenuti affiliati al sodalizio mafioso, sono emersi altri soggetti (di cui uno a sua svolta condannato nell’operazione “Oversize” quale affiliato di spicco della Locale ‘ndranghetista di Lecco, storicamente facente capo alla famiglia Coco-Trovato egemone sul territorio fin dagli anni ’60), che lo hanno coadiuvato nelle attività di recupero crediti attuate anche con modalità violente ed intimidatorie.

Sempre il principale indagato ha poi costituito ed organizzato, con gli altri sodali destinatari dell’ordinanza cautelare, un’associazione dedita ad un’imponente attività di traffico illecito di rifiuti attraverso imprese operanti nel settore del commercio di metalli ferrosi e non ferrosi, con una illecita movimentazione (attraverso l’alterazione dei documenti di trasporto e dei formulari di identificazione dei rifiuti – F.I.R.) di oltre 10.000 tonnellate di rifiuti, ed attuata anche attraverso l’utilizzo di una fitta rete di società “cartiere” che hanno annotato fatture false per circa 7 milioni di euro.

Il denaro necessario per gli acquisti “in nero” del materiale ferroso proveniva da provviste su conti correnti intestati a prestanome e prelevate quotidianamente presso sportelli bancari e postali, per circa 30 milioni di euro in un triennio.

Nel corso delle attività è stato sottoposto a sequestro anche un pericoloso carico di rifiuti radioattivi, composto da 16 tonnellate di rame trinciato, proveniente dalla provincia di Bergamo, bloccato dalla Stradale di Brescia nel maggio 2018.

Gli accertamenti hanno permesso poi di riscontrare come i proventi illeciti siano stati riciclati, oltre che a diretto beneficio dei sodali, anche per la costituzione di nuove attività imprenditoriali operanti nel commercio di autovetture e nella ristorazione, nonché nella gestione di rifiuti, o ancora impiegati quale provvista di denaro per erogare abusivamente finanziamenti, anche a tassi di interesse usurari, per un ammontare superiore ad un milione di euro.

L’attività investigativa ha infine consentito di ricostruire i singoli episodi di usura, in danno di almeno otto persone versanti in condizioni di difficoltà economiche, tra cui diversi imprenditori lombardi, di quantificare in circa 750.000 euro il capitale erogato con tassi di interesse fino al 40 per cento annuo e di disvelare la commissione di gravi condotte estorsive finalizzate al recupero delle somme oggetto delle illecite dazioni, perpetrate anche attraverso minacce di morte e con l’utilizzo di armi da fuoco.

 

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