DOMENICA DOPO DECOLLAZIONE
DI SAN GIOVANNI: MEDITAZIONE
DI DON GIOVANNI MILANI

Il brano evangelico che ci è offerto in questa prima domenica del tempo che per la tradizione ambrosiana sottolinea quello “della verità e grazia per mezzo di Gesù Cristo” pure non narra propriamente un fatto, un episodio, ma è un raccordo tra narrazioni, non per questo meno importante. Infatti segna il passaggio, per così dire, dall’economia antica, con Giovanni, alla ‘luce nuova’ della presenza e predicazione di Gesù, levante, sorgente dall’alto (ἁνατολὴ ἑξ ὕψους). “Giovanni era stato arrestato”, meglio, “consegnato” (come lo sarà Gesù) per la sua testimonianza d’amore alla verità: se sono mani di guardie a ghermirlo, è il Signore che traccia e suscita testimonianza.

Allora Gesù avverte esplicitamente il richiamo all’inizio pubblico della sua missione, non nella Giudea, terra di tradizione, neppure a Nazareth, dove era rimasto tanto a lungo, ma – a dar compimento a profezia, come sottolinea Matteo – in luogo oscuro, pur sulla frequentata via del mare, luogo oscuro alla fede, della “Galilea delle genti”, delle grandi migrazioni e deportazioni, e i cinque santuari pagani. Gesù abita volutamente là, si immerge in quella gente che ha bisogno della sua luce; il passaggio narrativo ci mostra già l’intento di salvezza, non mirato al solo Israele. Il gesto, semplice e simbolico insieme, di condividere nell’abitare tra genti smarrite, “un popolo che abitava nelle tenebre”, di diverse provenienze, com’era quello della Galilea dà marca delle mire vaste e universali della predicazione del Signore.

Più che narrazione allora ci è proposta allusione agli intenti di Gesù, che sono evidentemente secondo la profezia d’Isaia qui utilizzata dal primo evangelista, ma ben significativa dell’agire del Signore in continuità alla parola antica e per un annuncio, “una luce” nuova. L’agire umile del mettersi presso, popolazioni disorientate ci dà anche quell’altro, tanto importante segno della predilezione del Signore Gesù, per i fragili, i piccoli, i poveri: è innanzitutto per loro il “regno dei Cieli” che in lui è prossimo e tangibile.

Non battezza come Giovanni, lo farà poi, ma lancia lo stesso annuncio di conversione, le stesse parole del Battista, ma il “regno che è vicino”, non lo è più nel futuro comunicato da Giovanni, la vicinanza è ormai immediata: è lui il regno dei cieli, la condizione beata della salvezza del senso nuovo dell’umanità si compie con la sua persona.

 

Don Giovanni Milani