Da qualche tempo ci siamo faticosamente avviati alla cosiddetta Normalità o Libertà di movimento che dir si voglia, che tanto é mancata soprattutto ai più giovani. Uscendo da casa più frequentemente e allontanandoci di parecchio dal quasi dimenticato quanto limitante recinto concesso alla canonica “attività motoria” quotidiana, spesso si incontrano persone che non si vedevano da mesi e mesi.
Pare strano ma in alcuni casi sembra ti vedano per la prima volta e pure il cenno di saluto quasi abituale ora diventa più difficile. Si ricomincia da capo.
È vero che siamo nella Grande Lecco e non in un paesino di montagna dove più facilmente ci si dà del Ciao e a questo ci si affida nel vissuto quotidiano ma é d’obbligo constatare quali danni abbia prodotto il prolungato lockdown nei rapporti fra le persone e nel comportamento di qualcuno.
Al raggiungimento del descritto e poco edificante comportamento sociale concorrono una maldigerita e diversa appartenenza politica o più semplicemente una inconfessata quanto epidermica antipatia personale: se poi c’é di mezzo la “Religione” e ti sei, insistentemente, macchiato della grave colpa di non voler aderire alla Congrega “giusta” apriti cielo. Sei fuori.
Niente di nuovo sotto al sole ma si potrebbe far meglio.
Non che in paese ci si saluti sempre e comunque, diciamolo, ma nel borgo-diventato-città succede più spesso ed é più facile capire chi preferisce evitare anche il contatto occasionale e pure il saluto: come ben saprete, sono quelli che quando ti vedono sbucare all’orizzonte sui lunghi viali, a rischio di cadere in un tombino aperto, fissano insistentemente il telefono per centinaia di metri e all’inevitabile incrocio torcono il collo in perfetto stile don Abbondio, camminante verso i Bravi.
Perché far tutti questi sforzi per distinguersi: a questo mondo, infatti e proprio dovendo scegliere, é più importante il Rispetto del saluto.
E così sia.
Claudio Baruffaldi