RELIGIONE/PRIMA DOMENICA
DI QUARESIMA: MEDITAZIONE
DI DON GIOVANNI MILANI

Subito dopo la manifestazione dello Spirito al battesimo del Giordano, è lo Spirito a condurre nel deserto il Signore Gesù “per essere tentato dal diavolo”. Lo Spirito non dà privilegio al Signore: già sull’inizio lo pone nel deserto, luogo, certo, anche simbolico (è quello della grande prova per il popolo sulle via delle libertà). Qui Gesù digiuna – nella tradizione antica e non solo, il digiuno richiama la dipendenza dell’uomo da Dio che solo dà la vita –. Lungo è il digiuno: quaranta giorni, cifra della riflessione e della penitenza, vivo richiamo, oltre che al Sinai del popolo, a quello di Mosè, all’Elia sull’Horeb, come pure alla cadenza d’una generazione umana, velato monito alla vita dell’uomo come prova. Ma il deserto, che, in vero, è solo ambientazione generale e della prima prova, della prima tentazione (la parola evoca oltre il saggiare, addirittura la cuspide che fora, attraversa) è solitudine simbolica, soprattutto interiore, come sarà quella terribile e finale, del Getsemani, nell’imminenza del grade sacrificio dell’amore donato sulla croce.

Il tentatore (nel brano troviamo tutt’e tre gli appellativi di diavolo, tentatore e Satana) nei primi due tentativi di seduzione provoca con quel: “Se tu sei Figlio di Dio”. “Figlio di Dio”: l’allusiva insinuazione diabolica si incontra spesso con il nostro modo superficiale ed immediato di pensare a Dio, di vederne la grandezza nel potere, nell’eccezionale potenza del miracoloso, mentre il Signore è soprattutto dono, come dice Giovanni “è amore”. Dunque, figli veri, non siamo nella ricerca di potere e possesso, piuttosto nella benevolenza e nel dono. La prima tentazione sollecita la potenza miracolosa verso il bisogno immediato del pane, Gesù non lo nega, pure non è il solo cibo a sostenere l’uomo, è, più interiormente, la Parola: è lo spirito, non solo il pane, ad alimentare umanità. La seconda tentazione (almeno per Matteo) ci porta nel tempio (per di più con una citazione del salmo 90) nel religioso dunque; scopre il desiderio, più che di onorare, di sentirci dalla parte di Dio per farne uso, averne il potere a mio servizio.

Satana è “il principe di questo mondo”, come è detto in Gv, e ne offre dominio in cambio di ossequio, d’adorazione. Se il Signore Gesù respinge la proposta (come già prima con l’illuminante parola della Scrittura), rimane per noi continua suggestione con il successo esibito nell’esteriore, nell’approvazione appunto mondana. Gesù ci è posto innanzi a riflessione: la nostra vita di figli veri di Dio può apparire scelta di sconfitta: non si impone, non rincorre successo e fama dalla labile consistenza mondana, si gioca per il bene sino al sacrificio. Siamo (nel Figlio) figli di Dio: il nostro impegno è ad imitarne la natura che è amore, dono: i temi quaresimali dell’umiltà, del digiuno, della preghiera ci possano veramente aiutare a riflessione e pratica figliale.

 

Don Giovanni Milani