RELIGIONI: DON GIOVANNI MEDITA NELLA DOMENICA DELLA SS. TRINITÀ

Quanto leggiamo nel brano evangelico che ci è proposto oggi dalla liturgia di questa festa che ha a tema la riflessione sulla realtà trinitaria di Dio, è il seguito immediato della lettura evangelica che facevamo la scorsa domenica – festa di Pentecoste e compimento della Pasqua – con la considerazione del dono dello Spirito santo disceso sugli apostoli e sull’intera Chiesa. 

Quella lettura ci conduceva al dono dello Spirito come continua, viva, coinvolgente esperienza del Signore Gesù e del Padre (“In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi”). 

Oggi il discorso continua sull’accoglienza ed osservanza dei comandamenti di Gesù che esprimono l’amore per lui e ne hanno ricambio non solo dal Signore Gesù, ma dal Padre stesso. 

Rispondendo a “Giuda, non l’Iscariota”, le parole di Gesù esprimono, non solo l’amore che scorre tra Gesù, il Padre e il discepolo, ma l’accedere, il venire presso il discepolo stesso (“Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”). 

Un po’ tutti i discorsi dell’ultima cena sono rivolti ai discepoli, che ne sono spesso sorpresi, tanto da muovere molte domande che il Signore Gesù accoglie sovente rimandando all’azione illuminante dello Spirito santo, spesso – anche qui – chiamato con il consolante titolo di Paraclito: a lui il compito di illuminare i cuori dopo che il mandato di Gesù si sia compiuto con il suo sacrificio redentore e la vittoria sul peccato e sulla morte nel balzare alla vita, piena, vera, risorta. 

“Il Paraclito, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto”. 

Allo Spirito è affidato il compito di animare la Chiesa e ciascun credente: dare cioè compimento al mistero di Cristo Signore, che, come continuamente ci è detto e sovente anche insinuato in tutti i discorsi cosiddetti della cena, non è solo sua azione individuale, ma mandato del Padre ed opera dello stesso Spirito santo. 

Il mistero della Trinità, cui oggi vogliamo fare riflessione – ci dice ripetutamente il Signore Gesù – non è realtà isolata nella santità di Dio, ma si coinvolge nell’azione salvifica, non solo nella realtà storica del mandato dell’incarnazione per la salvezza degli uomini operata nel passato, ma è ancora viva nella presenza di grazia ai cuori credenti. 

La festa della Trinità, non è evidentemente richiamo di dottrina: piuttosto invito a viverne il dono – anche nella gratitudine dell’impensato coinvolgimento divino, benché non evidente ai sensi – nella sua propria vita: la grazia.

 

Don Giovanni Milani