RELIGIONI: DON GIOVANNI MEDITA NELLA DOMENICA DOPO L’ASCENSIONE

I cosiddetti discorsi dell’ultima cena – estremo comunicare di Gesù con i discepoli – si concludono, secondo ci riferisce Giovanni, non con esortazioni e lasciti ai presenti ma con la lunga preghiera, detta sacerdotale, che il Signore rivolge, in loro presenza, al Padre celeste: in questa liturgia ce ne è offerta la parte finale. 

Qui Gesù innalza preghiera al Padre proprio per noi che abbiamo avuto il prezioso dono della fede mediante la Parola trasmessa dalla predicazione apostolica: ci sentiamo avvolti dall’abbraccio di questa preghiera che valica il tempo per domandare al Padre tutela nel dono dell’unità, oltre i discepoli presenti, per tutti i cristiani di tutti i tempi. 

“Perché tutti siano una cosa sola” domanda Gesù ed anche precisa: “come tu, Padre, sei in me e io in te”. L’essere uno, una cosa sola, sia al modo del rapporto tra il Signore Gesù e il Padre che non è evidentemente in un indistinto, è invece nell’unità della comunione: non appiattisce, ma crea la sintonia dei percorsi intimi, profondi e fattivi dell’amore. 

Non si tratta – insisto – di unità che comprime nell’uniforme, è invece dell’uno al modo della comunione; l’uniformità toglie ogni diversità e fa solamente il simile, la comunione tutela le ricchezze della diversità ma lega nel profondo. Nella visibilità di questa unità tra i cristiani vi è anche proclamazione, annuncio al mondo del mandato, della missione di Gesù da parte del Padre celeste. 

Con insistenza la preghiera del Signore ritorna su questa invocazione di grazia e unità che si presenta al mondo perché conosca il mandato di Gesù come evidente dono, mandato d’amore del Padre che investe i cristiani come già il Signore Gesù stesso (“il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me”). 

Gesù “vuole” (singolare espressione nella preghiera) che i discepoli di ogni tempo siano “dove sono io” a lui uniti a gustare della sua gloria, fatti partecipi del suo dono che avvolge nel rapporto d’amore col Padre ogni realtà sin “prima della creazione del mondo”. 

Tutto il pregare di Gesù si muove dalla sua esperienza d’amore nei confronti del Padre e vuole comunicarsi a noi e a tutti gli uomini; questo è il vero mandato di Gesù: l’amore, l’amore divino che si comunichi, trascinato dall’azione di annuncio e salvezza di Gesù, ad ogni uomo. 

L’azione del Salvatore è tutta a donare l’esperienza di Dio (“Io ho fatto conoscere il tuo nome e lo farò conoscere”) perché, attraverso lui, conoscano e siano investiti dal dono divino dell’amore (“perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”).

 

Don Giovanni Milani