Ci è offerto dalla liturgia odierna, nel breve passo di Matteo, l’invito divino in sogno a Giuseppe, mediante l’angelo, a “non temere di prendere Maria in sposa”.
È forse bene, innanzitutto, ricordare che nell’antico il sonno e il sogno era spesso luogo di comunicazione divina, ma anche la condizione di Giuseppe che riflette sulla propria condizione in rapporto alla sposa Maria che attende un figlio non suo.
La lettura del passo, con la valutazione dei sentimenti di Giuseppe nella tradizione dei Padri è stata diversa.
Benché gli sposi ancora non convivessero, nella tradizione ebraica antica, erano considerati già legati da vincolo, così, molti Padri hanno attribuito a Giuseppe il pensiero che il bimbo fosse frutto di adulterio; l’angelo dunque sarebbe arrivato in sogno a rassicurare Giuseppe sulla virtù di Maria.
Ma una lettura, già antica e ben più profonda e delicata del senso intimo di Giuseppe, legge con più attenta pertinenza alla sua figura di uomo giusto, come è detto dallo stesso vangelo.
Proprio perché giusto, se Giuseppe avesse pensato all’adulterio, avrebbe dovuto senza incertezza, non solo staccarsi da Maria, ma denunciarne la condotta. Giuseppe non agisce così ed è da pensare gli fosse già noto – evidentemente dalla comunicazione di Maria – che il bambino non era frutto di peccato.
L’incertezza di Giuseppe non era dunque frutto di sospetto nei confronti della sposa, si riferiva invece alla propria condizione: era lui a chiedersi se potesse avere parte a così grande mistero, se potesse stare accanto nella condizione di sposo, alla propria sposa ormai presa da Dio in quell’alto compito di maternità.
Ecco allora, non solo la rassicurazione ma il coinvolgimento: a lui stesso è dato compito persino di autorevolezza paterna, gli dice infatti l’angelo: “tu lo chiamerai Gesù” (era compito del padre dare il nome, e così indicare l’indirizzo di vita).
La stessa espressione, nel vangelo di Luca, è indirizzata a Maria, ma là – lo cogliamo bene – il significato è ben diverso, vuol far intendere a Maria che il bambino non avrebbe avuto un padre umano tanto che la Madonna chiede come sia possibile nella propria condizione di vergine.
Tornando al nostro testo vi troviamo, innanzitutto l’adempiersi del mistero divino già annunciato dalla profezia antica di Isaia (tipico di Matteo il riferimento all’Antico Testamento) inoltre, nella lettura liturgica che ci è proposta, ci è messa dinnanzi la figura di Giuseppe nella esemplarità della sua ricchezza di fede evidente riferimento a sollecitare la nostra.
Don Giovanni Milani