SALVIAMO IL MAGNODENO:
‘PARERE SOSPENSIVO’
DAL COMUNE DI LECCO

Nell’ultimo mese come Comitato “Salviamo il Magnodeno” ci siamo attivati con decisione per chiedere che non si proceda ad un ulteriore ampliamento dell’area di escavazione sul monte Magnodeno; data l’imminenza della Conferenza dei Servizi del 31 marzo dove si deciderà se autorizzare o meno un ampliamento importante dell’area di cava fino al 2034 da parte di Unicalce Spa, oltre a dedicarci alla stesura di osservazioni tecniche da presentare all’attenzione della Conferenza abbiamo lanciato una raccolta firme online anche allo scopo di diffondere e comunicare e diverse problematicità che l’escavazione comporta per la collettività che vive e frequenta il nostro territorio. Alla luce dell’ampio consenso raccolto, politici e amministratori della città di Lecco hanno iniziato a prestare ascolto alle nostre ragioni.

In data 24 marzo i portavoce del Comitato hanno incontrato il sindaco Mauro Gattinoni, l’assessore all’ambiente Renata Zuffi e i tecnici competenti del Comune. Infatti, il Comune parteciperà Conferenza dei Servizi prevista per fine mese, la cui titolarità è però provinciale. Nell’incontro, abbiamo voluto ribadire anche di fronte al Sindaco, come già alle forze politiche con cui ci siamo incontrati, quelli che sono gli ambiti di competenza specificamente comunali in merito all’escavazione e su cui ci auguriamo venga posta la dovuta attenzione in vista della Conferenza:

  • la verifica del rispetto delle Convenzioni stipulate dalle aziende con il Comune di Lecco, in particolar modo in relazione alle dovute attività di ripristino ambientale e di gestione delle acque provenienti dai siti estrattivi;
  • uno studio approfondito sulla tenuta idrogeologica, le portate e la qualità delle acque del torrente Tuf, alla luce del vincolo ambientale del reticolo idrico minore di competenza comunale;

Oltre a questi temi strettamente riferiti all’autorizzazione del 31 marzo, le nostre istanze hanno, ulteriormente, posto temi di rilevanza generale e su cui ci concentreremo anche in futuro, quali:

  • la richiesta, ai sensi dell’art.15 comma1, punto a. della Legge regionale 14/1998, di un rendiconto delle somme di denaro destinate negli anni al Comune di Lecco da parte delle società attive nell’escavazione, per l’esecuzione di opere aggiuntive di recupero delle aree cavate, l’ammontare delle somme già spese e con quale fine, le rimanenze e il vincolo al bilancio del Comune di questi soldi: si parla di milioni di euro;
  • infine, la necessità di rendere operativa la Commissione Comunale per il controllo sulle cave, istituita con delibera del Comune di Lecco nel 2014 e mai convocata, fondamentale per vigilare su quanto di cui sopra.

In aggiunta, l’elaborazione e la stesura delle osservazioni tecniche hanno concentrato le attenzioni in merito alle emissioni di polveri (particolato atmosferico) che meriterebbero attente valutazioni in riferimento non solo al sito estrattivo ma alla qualità generale dell’area di Lecco. L’accuratezza di queste è essenziale a istituire eventuali correlazioni con i dati sul PM10 della nostra città (quanto al PM2.5, ricordiamo che i dati più recenti pongono Lecco al 41esimo posto in Europa per inquinamento dell’aria); sempre le polveri, sono state considerate anche in relazione alle acque del torrente Tuff, in cui è stata attestata la presenza di una comunità di gambero di fiume autoctono, una specie protetta e particolarmente preziosa per gli ambienti acquatici di tutta la Lombardia e tuttavia in continua e drammatica rarefazione. Ciò meriterebbe la creazione di un Sic (Sito di interesse comunitario) per la conservazione della biodiversità, ben difficile qualora l’area di cava fosse ulteriormente allargata.

Sottolineiamo come questo elemento rappresenti una ragione ancora più cogente per vigilare sulla qualità delle acque del torrente Tuff e, più in generale, sui torrenti dell’area del reticolo idrico minore.

I portavoce del Comitato sono usciti dall’incontro con il Sindaco con la garanzia del fatto che l’Amministrazione comunale, alla luce dei nodi problematici che il Comitato ha posto alla sua attenzione, esprimerà un parere sospensivo nei confronti della Conferenza dei Servizi. Ci auguriamo che, eventualmente, una sospensione della CdS possa permettere all’Amministrazione comunale di portare avanti le dovute verifiche e i dovuti controlli in relazione ai punti sopra esposti visto la non superabilità degli stessi ad oggi. Esprimendo una considerazione più politica, ricordiamo che la Convenzione attualmente vigente tra l’azienda e il Comune scadrà a breve, nel 2024, e si vedrà superata da questa procedura autorizzativa. È chiaro come sia assolutamente auspicabile che il Comune, prima di “costringersi” alla stipula di un’eventuale nuova Convenzione, abbia prima operato nel pieno dei suoi strumenti e dei suoi margini di azione allo scopo di vigilare sul fatto che l’azienda, nell’escavazione e negli aspetti correlati, rispetti i vincoli dati dalla Convenzione ormai in scadenza.

Fermamente convinti che l’escavazione delle montagne del nostro territorio, nella fattispecie quella del Magnodeno, sia una questione che non si può liquidare come un’attività privata qualunque e che deve invece tornare ad essere considerata e gestita a tutti gli effetti come una questione di pubblico interesse, ci auspichiamo che questo parere dell’Amministrazione comunale vada nella direzione di una riprogrammazione del futuro del nostro territorio e del ruolo che il Comune deve avere nel direzionarne le attività; il benessere collettivo non può più prescindere dalla fruibilità e vivibilità degli spazi che il territorio ci offre e che si ha il dovere – come cittadini e come istituzioni – di salvaguardare.

Comitato “Salviamo il Magnodeno”

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