VIDEO/CASO CARLO GILARDI:
“IL GRISO NON FERMA
I PARTIGIANI DEL PROFESSORE”

LECCO – Prosegue la battaglia degli attivisti al fianco di Carlo Gilardi, il professore ultranovantenne accolto in casa di riposo e attorno al quale si sono riunite diverse persone con l’intenzione di riportarlo alla sua residenza di Airuno.

Sulla vicenda è in corso anche un processo perché si sospettano raggiri ai danni dell’anziano da parte di persone di sua fiducia.

Riceviamo e pubblichiamo l’ultima iniziativa del comitato.

Il 10 ottobre, prima delle 6 del mattino, un reporter-partigiano di Carlo Gilardi è riuscito ad entrare nel doloroso carcere e ha intervistato il novantenne prigioniero. Un beau geste questo, che ci mostra come si possano fare gran belle cose con un po’ di ardimento. Per la giustizia e la libertà, merita prendere qualche rischio, talvolta.

Le notizie sono migliori di quanto potessimo aspettarci, la mente di Carlo è viva. Il Professor Carlo Gilardi, rapito e schiavizzato, forzato a produrre profitti per l’Airoldi e Muzzi e vantaggi finanziari per l’avvocatura di Lecco è ancora un uomo libero.. È sempre umile e mite, il povero professore, ma non sono riusciti a spezzargli lo spirito.

Quando il reporter NN ha aperto la porta di Carlo, lui ha detto: “Buongiorno, è l’ora di alzarsi?”

NN allora spiegò: “Non lavoro qui, sono infiltrato, dovevo sapere come stai, tutti ne sappiamo di te, e facciamo di tutto per liberarti, anche a Strasburgo, alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.”

Carlo: “Non ti vedevo bene, non vedo più bene. Ma questo è incredibile! Non lavori qui?”

NN: “No, ma tutta Italia ha sentito di te. Sei sulla televisione e sui giornali.”

E Carlo risponde, sorridendo: “Ma che vergogna!”

Quelle erano le stesse parole riferite dal suo avvocato, la Dr. Silvia Agazzi. Allora, è certo, Carlo non è cambiato. Sempre si presenta con quella sua umiltà francescana, ma la sua mente è viva. Non l’hanno ancora distrutto.

NN: “Se c’è uno che deve vergognarsi di qualcosa, non sei tu. In tutta Italia, siamo sdegnati per quello che ti è successo.”

Carlo: “Ma è mia sorella, che mi ha messo nelle grinfie degli avvocati. E loro sono maestri, conoscono ogni trucco, sanno come manipolare la legge. È anche vero, che tutti commettiamo sbagli nella vita. Forse che dovevo passare per questa prova prima che il Signore mi richiami a se. Mi hanno preso e portato via, come fossi un agnellino. Qui sono un povero diavolo, ma i miei ultimi anni vorrei viverli in libertà, a casa mia. Avevo una piccola fattoria, che curavo con Brahim. Vorrei scrivergli, ma non credo che gli arriveranno le mie lettere.”

NN racconta: “Gli ho chiesto se mi sentiva, quando, in strada, vicino alla sua finestra, cantavamo Va Pensiero. Era un messaggio per lui, perchè Brahim mi aveva raccontato che cantavano Va Pensiero andando a Bergamo al mercato degli animali sul furgone. E lui disse, ‘ Sì, sì, tempo fa, l’avevo sentito, il Va pensiero, ma non sapevo che fosse per me.’ “

E in quel preciso momento, arrivarono i carabinieri.

Il povero partigiano aveva improvvisato l’operazione, senza solido obbiettivo o preparazione. L’offerta per il telefono gli era appena scaduta, quindi niente video.

Però ci sarà pure qualche bravo segnalatore di illeciti al Muzzi; io gli comprerei un telefono nuovo, per almeno 111 dollari USA. a chiunque mi faccia avere due minuti di conversazione con Carlo, in cui lui confermi che all’ospizio è un povero diavolo e che vuole tornare a esser libero, a casa sua. E quando occorrono un altro paio di minuti, meriterà comprare un telefono migliore. La registrazione sarà alterata in modo tale che la voce del segnalatore di illeciti sia totalmente alterata o cancellata.

Matteo

L’ARDITO REPORTER NON È STATO DENUNCIATO

Non c’è stata denuncia–sanno che un processo darebbe molto fastidio all’IRAM come pure alla Chiesa, che si trova involontariamente coinvolta nella schiavizzazione di un ricco novantenne.

Quantunque la Chiesa non abbia autorità di dare ordini all’IRAM, responsabilità c’è. I dirigenti dell’IRAM hanno dato ordini di silenzio e di menzogna agli impiegati, come pure alle Suore di Carità. È accettabile che la Chiesa tolleri che un laico dia alle suore di un benemerito ordine religioso, l’ordine di non vedere, di non sentir nulla, di astenersi dall’osservare un crimine scandaloso che si svolge nell’edificio? Un edificio dove le Suore di Carità hanno prestato assistenza spirituale fin dal 1899?

Ordini di silenzio. Befehl ist Befehl? Ordini sono ordini? Non è la prima volta che le forze del male siano riuscite a metter piede in un istituto cattolico; ora si presenta l’opportunità di contrastarle. Quel “Verrà un giorno”, che sia nuovamente udito in Brianza! Che la Chiesa si liberi da un legame di tolleranza e silenzio! Tolleranza verso l’associazione a delinquere che ha condannato il Prof. Gilardi all’ergastolo, e lo punisce per la sua continua resistenza, privandolo di visite, posta, e telefono.