BRIVIO SOTTOSEGRETARIO?
STRADA LUNGA, MA SE FOSSE
SAREBBE UN ‘QUASI MINISTRO’

ROMA – Per pensare a Brivio al Governo, la strada è ancora lunga. Due i livelli da percorrere, uno riguarda la redistribuzione dei Ministeri in capo al presidente incaricato Giuseppe Conte, l’altra è la validazione all’interno del Pd di una visione sugli enti locali totalmente nuova, quasi una vera propria riforma che porterebbe l’ambito periferico in assoluto primo piano.

Non sarebbe una poltroncina di poco conto quella prospettata, si tratterebbe di un super sottosegretario all’interno della presidenza del Consiglio, quasi un ministro.

E anche l’incarico è di quelli da far tremare i polsi: una riforma a ridisegnare il centralismo italiano. “Su queste tematiche serve una persona di grande esperienza – dice Virginio Brivio a Lecconews – sul tavolo ci sono la ridefinizione dei rapporti con le Regioni e il nodo delle Province, che non possono restare nella situazione attuale e infine il ruolo dei Comuni”.

Insomma per non incorrere nelle lungaggini che richiederebbe l’istituzione di un vero e proprio ministero ad hoc, gli amministratori Pd hanno pensato per la delega agli Enti Locali al super sottosegretario.

“Molte competenze che attualmente sono sparpagliate nei diversi ministeri devono essere riportate a una visione unitaria, gestita da una figura autorevole” spiega Brivio stesso confermando, così, indirettamente di essere tra coloro che stanno stendendo il progetto.

Sulla linea tracciata si sono espressi oggi, nelle pagine della stampa nazionale, sia Renzi sia Sala con una convergenza di opinioni.

Il tema, infatti, è stato discusso nell’ambito di una riunione tra amministratori locali Pd, avvenuta sabato scorso, due giorni fa. Attualmente come detto si è ancora in una fase preliminare. “Stiamo cercando di definire un profilo, poi verrà individuata la persona adatta all’incarico”, precisa Virginio Brivio.

In effetti se tutto andasse per un certo verso, le uniche due persone – all’interno del centrosinistra – titolate ad assumere l’incarico sarebbero in primis il vicentino Achille Variati, da tre anni presidente dell’Upi (Unione Province Italiane), con alle spalle esperienza decennale come sindaco e a inizio anni 2000 come presidente della Provincia veneta.

Ma l’altro è proprio il primo cittadino di Lecco Virginio Brivio, che parte negli anni Novanta come assessore provinciale, poi diventa il secondo presidente della nuova Provincia di Lecco; dal 2010 è sindaco del capoluogo nonché dal 2017 presidente di Anci Lombardia (Associazione Nazionale Comuni Italiani).

Finora la delega agli enti locali era prevalentemente un “ufficio passacarte”, come lo stesso Brivio l’ha definito, soprattutto chiamato a decidere in caso di leggi regionali in contrasto con quelle centrali.

E Lecco? Cosa succederebbe in caso di Brivio chiamato al Governo? Le elezioni amministrative cittadine arrivano infatti al loro naturale rinnovo la prossima primavera, nel 2020.

“Farò delle verifiche per non lasciare nulla in sospeso in città” è la sua prima risposta, aggiungendo però immediatamente che ormai “siamo a fine mandato”. Insomma se arriva la chiamata, un sì a Roma potrebbe starci pure.

E chi non lo direbbe “Son qui, pronto” a un incarico che porterà sui libri di storia il proprio nome, quale autore di un lavoro in stretta connessione con alcune parti della Costituzione italiana rimaste praticamente quasi incompiute?.

N. A.

 

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