CALOLZIOCORTE – Il 3 giugno il Bar del Mel, dopo 133 anni di attività, chiuderà i battenti. L’annuncio dalle pagine social del gruppo di opposizione Cambia Calolzio, che evidenzia la sempre maggiore desertificazione del centro cittadino.
“Notizia che, appresa questa mattina, mentre si beveva il caffè, ci ha sconvolto e ci ha fatto molto male – hanno dichiarato dal gruppo -, tanto da farci versare due lacrime assieme a Virginio, il proprietario, ed ad Anita, gentile factotum da oltre cinquant’anni in questo bar.
Il motivo? Oltre al calo di clientela dovuto al drastico cambiamento della zona che ”non è più come una volta” non va nascosta la motivazione economica dovuta ai costi gestionali.
Tra le chiusure sofferte di negozi che si sono “arresi” in questi ultimi vent’anni la perdita di questo luogo quasi sacro per moltissimi cittadini ci ha ferito profondamente. Non ci voleva”.
“Solo 8 giorni fa – ricordano – avevamo condiviso una nota che titolava: “Calolzio città del nulla” (leggibile qui sotto) ed ecco un altro fatto negativo: la chiusura del Bar del Mel che ha segnato un importante punto di riferimento per diverse generazioni di giovani e cittadini abbrutisce e svuota ancor più la nostra città. Fra meno di una settimana quindi il bar verrà chiuso, lasciando posto solo all’attività di hotelleria. Grazie Virginio e grazie ad Anita per averci accolti ed ospitati con gentilezza anche di fronte ad animate discussioni tra “rossi” e “neri”, giochi a volte deliranti e schiamazzi notturni. Di storia al Mel ne è stata fatta”.
Calolzio città del nulla
Tutto senza allegria, senza emozioni: solo un territorio asettico e abbrutito senz’anima.
Importanti immobili comunali lasciati vuoti e abbandonati al degrado sono la cifra che la dice lunga sul modo di amministrare e salvaguardare il patrimonio dei cittadini; invasione di supermercati che hanno ucciso il piccolo commercio , basta guardarsi attorno per vedere i danni delle saracinesche abbassate sia in centro che in periferia; una stazione ferroviaria chiusa senza nulla dire da parte del Comune; un’urbanistica che ha permesso e incentivato colate di cemento, basti guardare la cementificazione delle fasce collinari; un arredo urbano fatto di blocchi di cemento; tagli selvaggi di alberi; una piazza, quella dell’ex mercato, che è un percorso di guerra; per non parlare poi di opportunità culturali e sociali che non vanno oltre l’effimero. Ci fermiamo qui, anche se i danni e la sciatteria delle asfittiche e apatiche amministrazioni comunali che si sono susseguite in questi ultimi quarant’anni potrebbero riempire molti fogli. Serve generare, secondo noi, al di là delle diverse storie e appartenenze di ognuno, un rinnovato impegno civile per un movimento di riconquista della storia e della bellezza del nostro territorio, anche per fare comunità al fine di viverci socialmente e culturalmente meglio, in grado di farci uscire da questa grigia situazione. Noi su questo e per questo ci siamo.