A CALOLZIO LA PANCHINA PER GIUSEPPE CIMA, FONDATORE DELLA CARTIERA

CALOLZIOCORTE – L’area sul lungolago di viale Alcide De Gasperi a Calolzio ha ospitato la cerimonia ufficiale per l’inaugurazione di una nuova panchina in marmo dedicata alla memoria di Giuseppe “Pino” Cima, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Il progetto, ideato dall’architetto Claudio Lopasso, è stato donato alla comunità dalla famiglia Cima.

Alla commemorazione hanno preso parte la figlia Elvira e le nipoti Lodovica e Chiara, sorelle dell’ingegnere Giuseppe Cima e attuali proprietarie con lui della cartiera, insieme a Giuseppina Anghileri, vedova di Giovanni. Insieme a loro il sindaco Marco Ghezzi, l’assessore ai Servizi sociali Tina Balossi, il parroco don Andrea Pirletti e i rappresentanti di diverse associazioni, tra cui gli Alpini, i Volontari del Soccorso e l’Avis, l’Avac. Presenti anche i ragazzi del Centro Diurno Disabili Rugiada, della Residenzialità leggera di via Ruegg e alcuni studenti dell’Istituto Lorenzo Rota.

L’assessore Balossi ha sottolineato l’importanza di dedicare la panchina a Giuseppe Cima, figura chiave per la storica Cartiera dell’Adda di Calolziocorte. La famiglia Cima ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, che si inserisce in un progetto più ampio di valorizzazione della toponomastica locale.

Il sindaco Ghezzi ha evidenziato il forte legame tra l’amministrazione comunale e la Cartiera, un’azienda che ha sempre contribuito attivamente alla vita del territorio. Ha inoltre ricordato l’impegno della Cartiera nel cofinanziamento di importanti opere pubbliche, come il nuovo parcheggio nell’area del Lavello, sostenuto anche dal Parco Adda Nord.

Lodovica Cima, nipote di Giuseppe, ha descritto il significato della panchina, concepita come un simbolo di accoglienza per persone di tutte le età. Realizzata in “sasso di Moltrasio“, materiale delle montagne tanto amate da Cima, la seduta è progettata su due livelli per favorire l’incontro e la condivisione.

Prima della conclusione della cerimonia, il parroco don Andrea Pirletti ha impartito la benedizione alla panchina. Gli studenti dell’Istituto Rota hanno poi letto un testo commemorativo, preparato dalla famiglia Cima, ripercorrendo la vita e il contributo di Giuseppe Cima alla comunità:

Giuseppe Cima e la Cartiera dell’Adda

Giuseppe Cima, detto Pino, nasce a Bonacina di Lecco il 22 dicembre 1906 da Isidoro Cima ed Elvira Figini. Il padre Isidoro muore improvvisamente nel 1926 e Pino, maggiore di cinque fratelli, anche se non ancora maggiorenne, rinuncia agli studi per affiancare la madre nel gestire la cartiera. Si è appena iscritto al Politecnico di Milano, ma sospende lo studio immediatamente e si impegna a fondo nel lavoro in cartiera, in via Digione a Lecco. Mentre i suoi fratelli continuano a studiare a Milano.
È un giovane dal senso pratico e di poche parole. Solo una volta superato il periodo di lutto ed emergenza, riprende gli studi laureandosi in ingegneria meccanica nel 1935.
Sta saldamente al fianco della madre e, dopo la pausa forzata dell’attività dovuta alla Seconda guerra mond-iale, trasferisce la cartiera Isidoro Cima dal centro di Lecco a Pescarenico, ed è sempre lui, seguito poi dai fratelli a voler espandere l’attività.
Sposa Anna Maria Mattarelli e con lei ha tre figli: Giulio (1938), Elvira (1941) e Giovanni (1946-2020).
Amante della montagna, grande camminatore e osservatore, conosce a fondo il territorio e sceglie person-almente i terreni di Calolzio Corte per fondare una nuova cartiera, nel 1956. Affiancato in particolare dal fratello Andrea, detto Dino, crea uno stabilimento di avanguardia, dotato di una macchina continua esem-plare nella produzione del cartone grigio. La macchina, lunga ben 100 metri,è prima in Italia per larghezza utile nella produzione del rotolo di carta. Viene costruita dalla ditta Carcano di Maslianico che è costretta a modificare i suoi spazi per venire incontro alle richieste tecniche di Pino Cima. Il risultato di questi inves-timenti è un’azienda tecnologicamente avanzatissima. Sono sempre di Pino le intuizioni, in largo anticipo sui tempi, di utilizzare carta diriciclo come materia prima e direcuperare calore per la produzione di energia elettrica.
La sua personalità schiva e silenziosa non lo ha mai portato alla ribalta negli avvenimenti importanti della città e del territorio, ma le sue azioni sono ancora oggi tangibili: figura tra i soci fondatori dell’Unione industriali Lecchesi (1946), del Rotary club Lecco, del Golf Club L’Albenza e tra i grandi sostenitori della Società Canottieri Lecco e della Società Escursionisti Lecchesi. Tutti segnali di attenzione alla vita sociale del territorio.
Lo stabilimento di Calolzio, la Cartiera dell’Adda, resta il suo fiore all’occhiello, l’unico di cui parla con grande soddisfazione. Pino Cima si spegne nel marzo del 1975 a soli 69 anni per un infarto. Gli succedono nella gestione delle cartiere i figli Giulio e Giovanni.
Oggi la Cartiera di Pescarenico ha lasciato il posto al terzo Ponte di Lecco e la famiglia Cima, negli eredi Giuseppe, Lodovica e Chiara, figli di Giulio, prosegue il progetto imprenditoriale dedicandosi, come un tempo, alla grande passione per la carta con l’acquisto di un’altra cartiera in provincia di Lucca e diverse attività connesse alla lavorazione della carta.
Quindi la Cartiera dell’Adda di Calolziocorte, ad oggi, fa parte del gruppo Paper Board Alliance (PBA). gestito da Giuseppe Cima, nipote di Pino. Tra le cartiere e le attività del gruppo rimane il fiore all’occhi-ello e conta oltre un centinaio di dipendenti.