LECCO – I collettivi dei giovani antifascisti hanno scelto di celebrare il 25 Aprile a parte, a Pescarenico. Quartiere un tempo popolare, ora quasi completamente gentrificato. Ma è proprio quell’anima operaia novecentesca che ha attratto l’attenzione di questi ragazzi, ultimamente impegnati contro la guerra e a favore della sopravvivenza del popolo palestinese.
All’iniziativa un gruppo numeroso di presenti, non certo le migliaia dell’altra manifestazione – quella dell’ufficialità. Poco amanti del giornalismo, perché si sentono un po’ traditi e travisati, hanno comunque consegnato a Lecco News il documento unitario che rappresenta una sintesi di ciò che esprimono i collettivi a sinistra della sinistra istituzionale.
Eccolo di seguito, in versione integrale:
DISARMIAMO L’EUROPA, ORGANIZZIAMO LA RESISTENZA
Oggi, 25 aprile 2025, 80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, abbiamo scelto di stare in un quartiere popolare della nostra città. Pescarenico, insieme a molti altri quartieri lecchesi, è simbolo dell’antifascismo storico. Viene da domandarsi: che senso ha questa data oggi?
Con tutto quello che sta accadendo ora qual è Io scopo di celebrare e mobilitarsi in una giornata come questa?
È presto detto: non è questione di scendere in piazza per vuote rievocazioni storiche, ma è il fatto di riunirsi assieme, di rioccupare spazi che ci vengono strappati con ogni tipo di violenza (esplicita o meno). E’ una data contro l’isolamento e contro la rassegnazione dilagante.
E’ un giorno per ritrovarsi, per incontrarsi, saldare legami di comunità, solidarietà e di lotta per una vita migliore. Perché questo era il sogno dei partigiani che hanno combattuto e solcato terre come le nostre.
Oggi come gli altri 364 giorni dell’anno ci attiviamo perché non vogliamo rimanere isolati ed indifesi contro il nulla che avanza. In una provincia come quella di Lecco, che si veste di un’apparenza di ricchezza e ‘decoro’, è più che mai urgente ravvivare il fuoco per una lotta, di classe, ma che sappia unire le altre lotte: contro crisi ecologica, sociale ed economica, militarismo, oppressione di genere e di razza. Prima che questa ‘normalità’ di barbarie più o meno visibili ci travolga completamente.
Siamo qui per ribadire che essere antifascisti significa lottare contro l’imperialismo occidentale, che si rende protagonista di un genocidio in Palestina, che ha tratto enormi profitti dalla guerra tra Russia, NATO e Ucraina, e che oggi parla di investire 800 miliardi in armamenti, non in scuole, ospedali o case popolari. Infatti scendiamo in piazza per rivendicare una società diversa: in primis, contro la repressione sempre più acuta che si abbatte contro chi lotta per un futuro migliore e la propria dignità, come attivisti, lavoratori, sindacalisti. Il decreto sicurezza recentemente approvato rappresenta l’ennesimo atto di un progetto di costruzione di stato di polizia portato avanti da governi di tutti gli schieramenti.
Nel testo del nuovo provvedimento leggiamo: 6 anni per possesso di documenti ritenuti pericolosi dal governo, pesanti aggravanti per chi lotta contro le grandi opere inutili che devastano i nostri territori, fino a 10 anni di carcere per aver salvato vite in mare, il terrorismo di Stato legalizzato e molte altre disposizioni, anche di natura esplicitamente anti-lavoratori (un esempio tra gli altri: fino a 2 anni di carcere per un normale picchetto). In secondo luogo, contro il bellicismo dilagante che attraversa la nostra società: essere antifascisti vuol dire essere contro le guerre dei padroni, che con queste si arricchiscono straziando le vite del resto della popolazione; lo sapeva bene la gente nella seconda guerra mondiale, che chiedeva a gran voce pane, pace, libertà.
Essere antifascisti oggi vuol dire essere contro il genocidio in Palestina che va avanti da decenni con il supporto degli Stati occidentali, così come contro tutti i massacri che sempre più numerosi si attuano in giro per il mondo (vedi in Congo, Sudan. Myanmar…), anche con la complicità dell’Occidente colonialista ed imperialista. Costruire opposizione alle guerre a Lecco, un territorio centrale per la produzione militare (Fiocchi munizioni, Invernizzi Presse…), è cruciale.
Proprio per questo abbiamo deciso di convocare questa mobilitazione, disertando il corteo istituzionale: denunciamo l’opportunismo di coloro che, definendosi antifascisti, rilanciano la retorica e l’iniziativa militarista (vedi il progetto di riarmo dell’Europa), ed attuano politiche poliziesche, invece di rispondere realmente ai disagi sociali che via via vengono a galla in provincia.
La contraddizione con lo spirito ed i valori della Resistenza è chiara. Questo 25 aprile vogliamo mandare un messaggio semplice: non lasciamoci spaventare dalle trasformazioni che stanno colpendo il mondo. La crisi del sistema si può affrontare, insieme.
Come i partigiani che decenni fa si sono organizzati, contro la guerra, i rastrellamenti, lo sfruttamento, la morte che imperversavano sotto il regime fascista e quello nazista, anche noi possiamo farlo.
Come Francesca Ciceri, Gaetano Invernizzi, Nazzaro Vitali, Antonio Rusconi… e moltissimi altri ancora, possiamo conquistare la nostra Liberazione.
C’ERAVAMO, CI SIAMO E CI SAREMO; RESISTENZA SEMPRE E ALLA FINE VINCEREMO.
coordantifa_lc@proton.me
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