CALOLZIO IN FESTA PER I CENT’ANNI DI PIERA LAZZARINI, LA “LEVATRICE”

CALOLZIOCORTE – Sabato 7 dicembre si sono festeggiati, presso l’Istituto Madonna della Fiducia, i cento anni di Pierina Lazzarini, meglio conosciuta come Piera.
Per molti anni è stata la “levatrice” di Calolzio, una figura di riferimento importante per tante famiglie perché seguiva le donne durante la gravidanza e le assisteva al momento del parto, che allora avveniva in casa.
A lei si ricorreva per avere consigli anche durante i primi mesi di vita del bambino, ma il suo ruolo non finiva qui. Aiutava le donne a superare paure, preoccupazioni dettate molte volte da ignoranza e superstizioni. Diventava insomma una “seconda mamma” e godeva di un’alta stima.

All’assessore ai Servizi sociali Tina Balossi, Piera ha raccontato la storia della sua vita.

“Mi chiamo Pierina Lazzarini (chiamata Piera) e sono nata il 7 dicembre 1924 a Borgo di Terzo, grazioso paese della Val Cavallina a 20 chilometri da Bergamo. Porto il nome del mio papà biologico Pietro, che non ho mai conosciuto perché deceduto in Francia prima che io nascessi; mia mamma si risposò in seguito con Francesco, fratello di Pietro ed ebbero altri due figli, Giovanni e Clelia.

Mamma Gina faceva la cameriera in una casa signorile di Borgo e papà Francesco – chiamato Ceco – il taglialegna, sia in Italia che in Svizzera.
Sono cresciuta nell’antico nucleo contadino collegato a Palazzo Terzi, dove le famiglie erano tutte imparentate e da piccola, quando i miei genitori erano a lavorare, le zie di casa si occupavano di me durante la giornata; giocavo liberamente con i miei cugini coetanei a rincorrerci lungo le “rive” dei campi, alla corda, a topa (nascondino). Possedevo anche una Pua, piccola bambolina in stoffa che mia mamma aveva confezionato per me.
Ho frequentato la scuola dell’obbligo a Borgo. Delle elementari ricordo la severità della maestra Pia e la mia amica Luigina che mi faceva sempre ridere.

Ma avevo un sogno e a vent’anni, nel 1944 e in piena guerra, convinsi i miei genitori a lasciarmi andare a Milano per frequentare la Scuola di Ostetricia della Clinica Mangiagalli. Furono anni difficili, sia a causa della guerra che della nostalgia della mia casa e dei miei cari, con la paura delle bombe, il freddo del piccolo appartamentino vicino alla stazione Centrale, qualche volta anche la fame.
Ma, dopo i 3 anni di corso, il 7 giugno 1947 mi diplomai, diventai ostetrica ed iniziai la professione, per me, più bella del mondo: far nascere i bambini.

Dopo alcuni anni di supplenza nei primi anni ’50, vinsi la condotta al Comune di Carenno, in cui mi trasferii.
In quegli anni nacquero tantissimi bambini e, spesse volte anche di notte, salivo al Pertüs o a Colle di Sogno per assistere le partorienti. Naturalmente a piedi con la flebile illuminazione della mia fidata pila. Anni belli, faticosi certo, ma che ricordo con tanto piacere.

Nel frattempo conobbi Tarcisio, un bel giovane biondo con gli occhi azzurri: il 4 ottobre 1952 ci sposammo nella piccola Chiesa di San Michele a Terzo. Abbiamo avuto 3 figli, Cinzia, Gianpaolo e Simonetta.

A metà anni ’60 diventai ostetrica condotta nel Comune di Calolziocorte fino al termine della mia vita lavorativa.
Poi la decisione, con Tarcisio, di ritornare alle origini e rientrammo a Terzo, in una nuova casa. In quegli anni, liberi ormai da impegni lavorativi, io e Tarcisio girammo un po’ per l’Italia e nel 2002 raggiunsi il paese più lontano da me visitato, il Marocco.

Ci siamo inoltre occupati dei nostri 5 nipoti, felici di trascorrere del tempo dai nonni, soprattutto durante le vacanze estive.

La scomparsa di Tarcisio, l’avanzare dell’età e l’insistenza dei miei figli mi ha poi convinta a ritornare a Calolziocorte e da un anno circa sono ospite presso la Casa della Madonna della Fiducia.
Ma ho la soddisfazione di avere i miei figli vicini, poi i nipoti e ben 5 pronipoti, più uno in arrivo.

Credo di aver avuto una buona vita, al netto dei periodi più o meno difficoltosi che ciascuno di noi attraversa. Non sono mai stata una bigotta, ma la fede mi ha spesso sostenuta nei momenti difficili, anche con l’aiuto della preghiera.
Adesso, allo scoccare dei 100 anni, che mai avrei pensato di raggiungere, mi sorprendo a guardare verso il Pertüs… la mente vola e mi perdo nei ricordi.

Ai giovani d’oggi una raccomandazione: non siate egoisti.

Un piccolo sogno nel cassetto?
Certo, guardare ancora una volta il mare“.

Alla signora Piera l’assessore ai Servizi sociali, unitamente al sindaco, all’amministrazione comunale e a tutta la cittadinanza rivolge tanti auguri carichi di riconoscenza, per aver svolto con coraggio, conoscenza e competenza un lavoro così importante.