CARTA CHE BRUCIA: ADDIO IN POCHE SETTIMANE AL PIOVERNA
E ALLA GAZZETTA DI LECCO

LECCO – E’ un po’ un segno dei tempi – ma con dei distinguo – quel che sta accadendo nel panorama dei mezzi di informazione locale. Di quelli “vecchi”, ovvero su carta. Carta che, nell’era di internet e delle tecnologie, sembra sempre più in difficoltà al punto che mentre nascono tanti nuovi “on line“, iniziano a sparire i classici giornali di una volta.

CARTACEI KOTira brutta aria in linea generale su alcuni “cartacei”, ma già due pezzi abbastanza consolidati del paesaggio mediatico lecchese han chiuso i battenti nel giro di poche settimane: prima il mensile “il Pioverna“, presenza storica tra Valsassina e lago che a fine 2014 ha dovuto sospendere le pubblicazioni (iniziate nel lontano 1984). Poi, all’inizio dell’anno in corso ecco sparire un settimanale che stava in qualche modo festeggiando il suo primo ventennale. Altro che celebrazioni: il De Profundis è risuonato stavolta per la “Gazzetta di Lecco“, periodico dell’universo Fumeo (Filca, Tele Unica) un tempo bisettimanale poi trasformato in ‘weekly’ e infine chiuso.

E se qualcuno annota che di settimanali cartacei ne restano – uno in particolare proprio a Lecco – certo i dati di vendita di tutto il mondo informativo basato sulle vecchie tipografie non lasciano presagire nulla di buono. Ecco che chi tira avanti “su carta” sposta sempre più (se ne è in grado) i propri contenuti in Rete – e chi non ci riesce è condannato prima o poi alla sparizione.

Quando muore un giornale, è sempre una brutta notizia. Di buono invece vi è l’attivismo e i successi dei quotidiani on line: sempre più diffusi, molti fatti bene e con professionalità anche importanti alle spalle. Qualcuno obietta che la carta resisterà, sempre e probabilmente ha ragione: rimarranno poche testate qualitative, magari dedicate all’approfondimento. Altri lamentano che la fruizione del web è roba “da giovani”. Sbagliato: significa non comprendere che le news su internet passano ormai per una buona metà attraverso tablet e smartphones e che la soglia dell’età di chi le legge si sta ampliando, raggiungendo anche i cosiddetti anziani.

Ecco, il vecchiume sta proprio in questo: nel non capire che il mezzo non è giovane o difficile. E’ semplicemente tale: uno strumento, utile a condividere la conoscenza. Sembra di sentire quanti, tanti anni fa, guardavano con scetticismo prima al telefono e poi alla Tv. Come molti editori di oggi, pensavano che quelle tecnologie si sarebbero rivelate dei “flop”. Ma i capitomboli li fa chi evita di aggiornarsi, non chi si lancia verso il futuro.

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