CASA SUL POZZO VERSO IL VOTO
TRA CANDIDATI SCONOSCIUTI
E PROGRAMMI DISEDUCATIVI

Casa-sul-pozzo.11LECCO – Ad una manciata di giorni dal 4 marzo, a La Casa sul Pozzo si persevera alacremente nell’impegno di costruire “un quadro di chiarezze”. In seguito ai precedenti incontri con il sociologo Massimo Campedelli, due le matasse ancora da dipanare: il meccanismo dell’attuale legge elettorale e la lettura dei programmi dei singoli partiti.

Quanto al Rosatellum bis – chiarite le incertezze circa le modalità di voto – il dato che si palesa è uno: effettuando un rapido sondaggio fra i presenti, della dozzina di candidati afferenti al collegio elettorale di Lecco solo due o tre sono i volti noti. Per non menzionare poi il ventaglio di liste e coalizioni presentate: gruppi come “10 Volte Meglio” o “Il Popolo della Famiglia” risultano del tutto sconosciuti ai più. Campedelli puntualizza: “Il Rosatellum favorisce o meglio acconsente ad una grande quantità di liste, i cui candidati risultano alla prova dei fatti per due terzi poco conosciuti”. Un sistema che in definitiva sembra aver eroso il margine di scelta degli elettori, dal momento che sulla scheda elettorale non è possibile esprimere preferenze per i candidati: “Il Rosatellum, un sistema che vuole bilanciare due modalità di rappresentanza, appare in realtà molto sbilanciato sul proporzionale. Saranno perciò gli eletti e non gli elettori a decidere chi governerà effettivamente”.

Casa sul pozzo.2

Accertati i dettagli del funzionamento della macchina elettorale, non rimane che scandagliare le proposte sintetizzate nei programmi dei diversi partiti. Campedelli sviluppa quindi un’analisi contrastiva intorno al tema focale dell’immigrazione. Da una lettura il più possibile scevra da precomprensioni verso questo o quel gruppo politico, emerge una realtà polarizzata: da un lato la ricerca di una società aperta e plurale e la conseguente necessità di migliorare e potenziare le dinamiche di accoglienza, senza negarne gli attuali limiti – dall’altro il reciso rilievo conferito al problema della sicurezza, alla necessità dei rimpatri, all’associazione fra immigrazione e terrorismo ed Islam.

Uno sguardo mistificante che corre il rischio di distorcere la complessità della situazione e di appiattire le sfumature intercorrenti fra partito e partito? Di certo una sintesi che non pecca nel costatare che questa campagna ha messo in atto “un grande processo diseducativo, in cui slogan esacerbati e radicalizzati precipitano nel sostrato culturale della popolazione”. Secondo Campedelli la logica seguita è quella di “fomentare e richiamare l’attenzione su idee che sono totalmente diseducative dal punto di vista di una cultura democratica degna di questo nome”. Una tesi non isolata ma al contrario puntualmente corroborata in questi giorni da Amnesty International Italia col suo “barometro dell’odio”: una mappa che registra regione per regione le dichiarazioni razziste, xenofobe o discriminanti quanto al genere e alla religione rilasciate nei mesi di campagna elettorale.

Ileana Noseda