LECCO/MALGRATE – Se qualcuno ancora si chiedesse quali sarebbero stati i danni di Beppe Mambretti dentro Fratelli d’Italia, eccolo servito. L’occasione di far pasticci si è presentata con la Comunità Montana del Lario Orientale. Quando il nostro Beppe, funambolista della politica locale, è riuscito a convincere il sindaco di Malgrate a prendere la tessera Fdi e a imbracciare l’artiglieria contro Antonio Rusconi di Valmadrera candidato alla presidenza della Comunità montana stessa. Quello stesso Rusconi verso il quale Peccati, durante una pizza ad Oggiono di molti mesi fa, espresse un assenso per la guida dell’ente montano. Come mai allora è rimasto l’unico, ieri sera in assemblea, a votargli contro dopo aver fatto volare parole di fuoco verso l’accordo raggiunto?
Ecco qui spuntare gli strani giochi chimici della politica, dove il nostro Mambre è alchimista matricolato. Lui, che ha portato in dote Peccati come sindaco tesserato Fdi, lui responsabile dell’organizzazione meloniana, lui ancora velenoso verso Antonio Rusconi che mal lo sopportava persino nelle terze file di Italia Viva, lui perennemente alla ricerca di fare danni alla “Mauro Piazza Holding ” (che anche a questo giro esce con il doppio di quello aveva all’ingresso), lui promotore di molte formule di accordo per la CM che sono durate il tempo di un cerino, lui che ha soffiato sull’ostilità pervicace del sindaco di Malgrate verso l’ex sindaco di Valmadrera, in una pericolosa guerriglia di vicinato.
Cosa rimane?
Rimane Michele Peccati solo, isolato, che alla prima prova ha condotto il suo comune in un punto morto dopo aver ventilato che qualche suo assessore (Popo Corti) potesse diventare addirittura presidente.
Rimane Fdi unico partito sconfitto ed escluso, sbugiardato nel bluff che lo voleva aggregatore di millanta sindaci, che alla prova del nove si sono rivelati uno e non più di uno, e all’opposizione in aggiunta. Perché poi, tra ciò che rimane, c’è anche Riccardo Fasoli cuor di rampone che, dopo aver usato pubblicamente parole brutte verso Rusconi non ci ha pensato né uno né due a sedersi sulla prima cadrega disponibile, ricoprendo lo strapuntino di assessore e mollando sui due piedi la compagnia dei fratellini che fino a quel punto l’aveva sostenuto.
Del resto si sa, l’arrampicata non consente soste.
Rimangono, a noi cittadini, sei mese di un’ente pubblico paralizzato per le mattane di partito e i personalismi.
E quella che doveva essere la campagna d’inverno di Fratelli d’Italia, la prova muscolare di questa nuova determinante presenza nel panorama politico lecchese sotto le insegne di Zamperini e soci, si è risolta in nulla, o se volete con il centrodestra dilaniato e sabotato come piace a Gattinoni.
Con l’unico sindaco tesserato che sta stizzito all’opposizione, solitario. E con un’intervista fanciullesca del segretario Negri che anziché provare a mettere il cappello su Fasoli, ammette candidamente che, parafrasandolo, “eravamo partiti così bene, con tante carte in mano, e poi l’abbiamo preso in quel posto”, mentre Beppe puntuale e furibondo tuona su Facebook.
Del resto, amici, la regia Mambretti è appena iniziata: mettetevi comodi, lo spettacolo è assicurato.
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