CORRUZIONE: QLL E IL PROFESSOR VANNUCCI SPIEGANO “PERCHÉ IL PAESE RIPARTE SEMPRE DA CAPO”

LECCO – Mercoledì sera a palazzo delle Paure il dibattito pubblico con tema centrale la corruzione e tutte le sue sfaccettature. L’evento, organizzato da Qui Lecco Libera, ha visto come relatore Alberto Vannucci, tra i più autorevoli esperti italiani in materia, nonché docente di Scienza Politica all’Università di Pisa e autore dell’Atlante della corruzione. L’incontro si è svolto come un botta e risposta, arricchito dagli interventi e dalle domande del pubblico.

Alla serata sono stati invitati in particolare gli amministratori della provincia di Lecco, soprattutto in vista delle imminenti elezioni, ma anche per assistere alla presentazione della Carta di Avviso Pubblico. Uno strumento che potrebbe servire per garantire vera trasparenza attraverso un efficace codice etico.

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Vannucci ha iniziato definendo la corruzione, in particolare partendo dalla famosa vicenda della casa vista Colosseo. “Come in quel caso, la normativa attuale non riesce a fermare e a punire la corruzione. Non c’è più una relazione diretta trai due interlocutori: la corruzione si è ampliata e si è specializzata, e allungandosi la catena di interlocutori è più difficile identificare il reato. Corruzione in sintesi è un accordo tra pochi per appropriarsi del bene comune e spartirlo tra di essi“.

“Si pensa e si discute sempre sui costi che ha la corruzione, ed è giusto. I 60 miliardi stimati comunque sono approssimativi, perché si basano semplicemente sul 3% del PIL italiano, in quanto si stima che il fenomeno incida sul 3% del PIL mondiale. Però bisogna pensare anche ai profitti della corruzione, quindi a tutto il guadagno che arriva a quei pochi attraverso queste manovre”.

Si è poi parlato del conflitto di interessi, “in stretto legame con la corruzione. Quando il conflitto è attuale e non solo potenziale, il corruttore e il corrotto coincidono nella stessa persona. Colui colpevole di conflitto di interessi manca prima di tutto al dovere dato dal suo ruolo, in quanto servitore pubblico (public servant all’inglese), e tradisce la fiducia datagli dai cittadini”.

Vannucci ha poi parlato della straordinarietà della situazione italiana – “l’italiano è la lingua con più parole per dire tangente” – e del rapporto corruzione-mafia – “il mafioso è più efficace del semplice faccendiere, garantisce che tutto funzioni: la mafia sta al di sopra del sistema”.

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E’ stata quindi presentata la Carta di Avviso Pubblico, “non solo un codice etico, ma più che altro un codice di condotta”. Il documento, composto da 23 articoli, tratta dei più svariati ambiti, tra cui conflitto d’interessi, i doppi e tripli incarichi, la massima trasparenza.

La domanda principale che invece il pubblico si è posto è molto semplice: come fare a combattere la corruzione? “La corruzione è fisiologica in ogni paese” spiega Vannucci, “ma diventa un problema se come in Italia diventa patologica. Il problema è che non c’è reazione. Se all’estero un ministro imbroglia in qualsiasi modo, si dimette  a causa della reazione popolare, in Italia invece viene eletto. Serve prevenzione e formazione, e anche intervento da parte dei cittadini”.

La Carta di Avviso Pubblico può essere un utile strumento in questo senso, e può venire adottato non solo dalle amministrazioni ma anche dal singolo amministratore pubblico, assessore o consigliere che sia. Si tratta di un piccolo gesto, che vale però un impegno nella lotta alla corruzione e a questo sistema.

Vannucci ha poi citato il sempre attuale Apologo sull’onestà nel Paese dei corrotti di Italo Calvino. Una riflessione del 1980, ben prima di Tangentopoli, ma che dimostra che le cose erano così anche prima. E speriamo non rimangano tali per sempre.

Davide Invernizzi