GUERRA IN UCRAINA, LECCO
SI MOBILITA. E OGNI SABATO
SI RACCOLGONO GLI AIUTI

guerra ucrainaLECCO – Non ci sono solo le tasse, la mancanza di lavoro o il maltempo tra le preoccupazioni di chi sta a Lecco. C’è anche chi, infatti, come Lyuba, ha il pensiero fisso a ciò che accade nella sua Ucraina. Da 14 anni in Italia, da dodici nel Lecchese, si guadagna da vivere come badante per aiutare i figli e i nipoti a Nikolaev, città vicino alla Crimea. Proprio per questo i suoi pensieri sono rivolti oltreconfine. “Il mio genero è militare ed è al fronte, a combattere contro i russi – racconta – mia figlia invece è una volontaria e dà loro una mano, provvedendo a inviare aiuti. Il loro figlio invece è piccolo e tutti temiamo per lui, visto che proprio in questi giorni hanno avvistato gli aerei russi sopra Nikolaev. La guerra si sta spostando e abbiamo paura perché i russi, nell’invasione, uccidono anche i civili e le famiglie che aiutano i soldati al fronte”.

Ogni giorno Lyuba pensa a tutti i giovani ucraini che perdono la vita nel conflitto o che subiscono gravi ferite. “In questo momento agli ospedali manca tutto, noi cerchiamo di aiutarli in qualche modo”. Così la comunità ucraina a Lecco, formata da un centinaio di persone, tutte le settimane spedisce vestiti e medicinali per gli ospedali della zona. Ogni sabato, dalle 13 alle 14.30, si trovano al parcheggio della Piccola, fuori dal mercato cittadino, dove raccolgono aiuti che un furgone porta poi in Ucraina. Gli aiuti di Lyuba e di tutta la comunità vanno all’ospedale di Dnipropetrovsk, dove si trovano i feriti gravi, dai grandi ustionati agli invalidi.

“Abbiamo bisogno di magliette, pannoloni, traversine, antidolorifici e siringhe, medicine per alleviare le ustioni e anticoagulante – spiega –, ma anche maglioni e giacche, perché in questo momento là l’inverno è molto freddo: le temperature arrivano anche a dodici sotto zero. Chiediamo aiuto a tutti, perché la situazione sta diventando sempre più drammatica, stanno morendo troppe persone”.

Non solo, anche la chiesa ortodossa, in via Seminario, raccoglie materiali da inviare nel paese martoriato dalla guerra. Da un anno la comunità ucraina lecchese si sta prodigando per inviare gli aiuti sia all’ospedale sia al fronte verso i soldati. “Li mando personalmente per cui so che non vanno sprecati”. Il conflitto in corso è una vera guerra civile: “Con i russi siamo come fratelli – racconta Lyuba –, in alcune zone dell’Ucraina si parla russo e molte famiglie sono miste”.

Ma il conflitto non accenna a placarsi. E per tutti gli ucraini che si trovano all’estero è una vera e propria guerra di nervi.

Fabio Landrini