DA CALOLZIOCORTE ALLA SPAGNA
UNO DEI “CERVELLI IN FUGA”
RISPONDE AL MINISTRO POLETTI

laura-giornale

CALOLZIOCORTE – Gli ultimi giorni dell’anno sono la tipica occasione per fare il bilancio del tempo trascorso e stilare buoni propositi per il futuro: questo periodo di vacanza, però, costituisce anche un prezioso momento in cui i tanti giovani che lavorano e studiano all’estero possono tornare a casa, dalle loro famiglie e amici.
Sono gli stessi ragazzi e ragazze recentemente additati dal ministro Poletti: ad aspettarli sotto l’albero, questo Natale, c’è stato infatti anche quell’infelice commento che ancora scatena accese polemiche, riprese da diversi articoli.

Solo una settimana prima dell’inopportuna uscita del nostro ministro, il giornale spagnolo “El Correo” dedicava invece ampio spazio all’Italia “che cambia (aria)”: la notizia della nomina di Gentiloni era infatti seguita, a poche righe di distanza, da un corposo articolo dedicato al team di ingeneri aereospaziali dell’università La Rioja a Logrogno, in cui lavora anche una giovanissima italiana, originaria di Calolziocorte.

laura-pirovano1

Chi sei?
Mi chiamo Laura Pirovano e sono un’ingegnera aerospaziale, con specializzazione in Esplorazione Spaziale. In questo momento mi trovo in Spagna per un progetto Europeo co-finanziato dall’ufficio europeo dell’AFRL (il laboratorio di ricerca del Air Force) per studiare i detriti spaziali: vecchi satelliti o pezzi di satelliti che son stati danneggiati e che ancora orbitano intorno alla terra.

In cosa consiste il tuo lavoro?
Il nostro compito è ricostruire la posizione di questi satelliti inattivi, per proteggere quelli attivi: si pensi che detriti di un centimetro possono trapassare completamente la ISS (la Stazione Spaziale Internazionale) e quelli di 10 centimetri distruggere un satellite !  Per definire la posizione di questi pericolosi oggetti dobbiamo usare antenne che, dalla Terra, scattano  “foto” contenenti informazioni utili a stilare un catalogo dei detriti spaziali.

Per arrivare fino a qui hai studiato sia in Italia, che in vari stati europei: che cosa hai guadagnato da questa duplice formazione?
Ho studiato Ingegneria Matematica al Politecnico di Milano per poi partire verso i Paesi Bassi dove ho fatto la specialistica in Ingegneria Aerospaziale alla TU Delft con indirizzo Esplorazione Spaziale. Per la tesi poi sono andata ad Aquisgrana, in Germania, alla FH Aachen dove sono rimasta 8 mesi per una collaborazione con DLR (il centro aerospaziale tedesco).
Da un lato il Politecnico mi ha dato solide basi su cui poi specializzarmi, dall’altro la TUD spinge lo studente ad interessarsi al mondo del lavoro e lo incoraggia a fare esperienze lavorative prima della laure,  per capire quale strada seguire una volta conclusi gli studi.

Quali aspetti positivi e negativi hai riscontrato lavorando all’estero?laura-giornale-laurea
Un vantaggio è sicuramente la multiculturalità: in Olanda, ad esempio, c’erano più stranieri che olandesi in classe, e la cosa mi aveva affascinato. La multiculturalità insegna nuove lingue, cosa che fa sempre comodo in un ambiente internazionale, ma predispone anche alla collaborazione poiché devi lavorare con persone che hanno background e approcci diversi a problemi condivisi.
Inoltre si impara ad abbattere le distanze, per fare ricerca non è necessario essere nello stesso luogo: metà del nostro team è in Italia, qualcuno in Olanda e noi in Spagna…eppure lavoriamo insieme tutti i giorni!
Non trovo svantaggi a livello lavorativo, dove l’essere straniera non è mai stato un aspetto negativo ma anzi è sempre stato apprezzato: gli italiani sono molto stimati, le nostre università ci preparano davvero bene. Gli svantaggi sono più a livello personale: la distanza dalla famiglia ovviamente si fa sentire: se prima le vacanze erano un pretesto per visitare luoghi nuovi, ora la meta principale è casa, in Italia.

Vorresti quindi tornare in Italia una volta terminato il progetto?
In realtà in questi ultimi anni ho viaggiato molto e devo dire che non mi è affatto dispiaciuto. Il progetto prevede ora altri due anni in Inghilterra, per cui c’è già l’ennesimo trasloco in vista. Dopo, chissà..parte del nostro gruppo di ricerca si trova al Politecnico di Milano, per cui non pongo limiti alla prossima meta, anche se i Paesi Bassi sono la nazione dove finora mi son trovata meglio e dove non mi dispiacerebbe tornare. Sicuramente mi piacerebbe continuare a fare ricerca riguardo i detriti spaziali: vedremo dove mi porterà il lavoro.

Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere il tuo percorso e fare un’esperienza all’estero?
Personalmente mi sono buttata su di un’esperienza estera a lungo termine (2 anni) con tanta voglia ma anche un po’ di incoscienza: pur essendo pienamente soddisfatta devo ammettere che non avevo mai vissuto da sola e tantomeno in un paese straniero.
Un programma che sicuramente consiglio è l’Erasmus: una possibilità incredibile per gli studenti che possono vivere all’estero per 6 mesi o un anno con anche un piccolo aiuto economico. Io me lo son fatta sfuggire durante la triennale, ma poi ne ho approfittato durante la specialistica per fare la tesi in Germania (Erasmus+).

laura-diploma

Cosa ne pensi delle parole del ministro Poletti?
Non capisco come si faccia a racchiudere la scelta di migliaia di persone sotto un’unica etichetta, che peraltro sminuisce una scelta non facile. Penso ci voglia coraggio per andare all’estero a cercare un’affermazione personale che in Italia non si è riusicti a trovare, abbandonando tutto: certezze, amicizie, famiglia. Attenzione, non per questo chi lo fa deve essere per forza il primo o l’ultimo della classe, ma semplicemente qualcuno che ha deciso di sacrificare quello che aveva e aveva costruito per provare a migliorarsi. Non è tutto rose e fiori, l’estero non è il paradiso: ci sono barriere linguistiche, costumi a cui non siamo abituati, ci si deve adattare ad una realtà nuova che non sempre rispecchia le aspettative.
Dopo la mia esperienza universitaria all’estero, ho fatto domanda di lavoro in tutta Europa, Italia compresa. Però di risposte, positive o negative, non ne ho mai ricevute.
E allora mi son rimessa in gioco in un nuovo Paese.

Chiara Vassena