DAL BADONI AL CERN, ANDATA
E RITORNO PER MAURO DONEGA’

LECCO – Venti anni fa sui banchi dell’Istituto Tecnico Industriale “Antonio Badoni” di Lecco c’era seduto lui. Da allora, Mauro Donegà di strada ne ha fatta. Oggi è un ricercatore del Cern (Centro Europeo di Ricerca Nucleare), lavora presso l’ETH, il Politecnico federale di Zurigo. Quando la professoressa Rossella Tocchetti l’ha invitato a parlare agli studenti della scuola lecchese, lui non ci ha pensato due volte, accettando con piacere di raccontare la sua esperienza.

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“Voi siete tra gli studenti meglio piazzati per fare scienze”. Questo è il messaggio che Donegà lancia ai ragazzi, non appena entra nella sala gialla dell’istituto per tenere la sua speciale lezione.

SAMSUNG CSC“Sappiate che usciti dal Badoni potete fare tutto ciò che volete – sottolinea il ricercatore – potete fare biologia, scienze, lettere, qualsiasi cosa, l’importante è che facciate qualcosa. Non dovete fare per forza ingegneria perché avete deciso di frequentare questa scuola”.

Il ricercatore sfata subito un mito:”Non pensiate che tutte le ricerche scientifiche sono portate avanti dai professoroni con tanto di barba bianca che passano le loro giornate a pensare e ripensare alla formula migliore. La ricerca scientifica la farete voi quando uscirete da questa scuola e dopo esservi specializzati all’Università”.

Anche la professoressa Rossella Tocchetti è d’accordo e saluta Badoni con il sorriso sulle labbra, orgogliosa di poter ascoltare l’esperienza di un ex studente della scuola che ce l’ha fatta:”Mauro è uno di noi, è stato qui e oggi guardate dove è arrivato, seguite il suo esempio”.

A margine della lezione su alcune nozioni della fisica, LeccoNews l’ha intervistato.

Che cos’ha spiegato agli studenti del “Badoni”?

Ho cercato di usare la fisica delle particelle come un pretesto per spiegare loro che nella vita tutto è possibile e che loro possono fare ciò che vogliono.

Secondo lei i ragazzi d’oggi hanno perso gli stimoli a studiare?

I ragazzi di oggi sono come quelli di ieri e di domani, solo che ora devono continuare ad andare avanti al di là delle chiacchiere sulla crisi e sulle conseguenze…Loro non sono in crisi, loro devono pedalare, spaccare il mondo. Sono loro che tirano fuori le cose nuove del futuro, quelle vere. Loro potenzialmente possono cambiare il mondo ed è meglio che lo sappiano il prima possibile.

Qual è stata la tua esperienza?

Se penso che sono passati 20 anni quasi non ci credo. Prima qui dove c’è stato l’incontro con gli studenti c’era un’officina del Fiocchi. Io sono venuto qui con l’idea di fare informatica perché non sapevo se volevo proseguire gli studi e iscrivermi all’Università. Questa era l’idea, ho pensato “alla fine sei perito e potrai lavorare comunque”, poi le cose sono andate diversamente…

Come sono andate? Che scelte hai fatto dopo il “Badoni”?

Mi sono iscritto all’università degli Studi di Milano, ho scelto Fisica, poi sono partito per l’Erasmus, direzione Ginevra, proprio a due passi dal Cern. Lì ho fatto anche il dottorato. Subito dopo sono stato due anni al Cern, poi ho lavorato per un’università americana, stando in Svizzera e ora da tre anni lavoro al politecnico di Zurigo.  

Di che cosa ti occupi?

Io lavoro al Cern ma sono dell’ETH, il Politecnico federale di Zurigo, lavoro sugli esperimenti dell’LHC (Large Hadron Collider), uno degli acceleratori di particelle più grandi che esista. Lavoro sull’esperimento del Cms (Compact Muon Solenoid). Nello specifico mi occupo di fisica delle particelle. Attraverso le collisioni di protoni cerchiamo nuove forme di materia, nuove particelle per spiegare alcune cose ancora sconosciute della fisica. Ciò che facciamo quotidianamente è analizzare e incrociare i dati.

E chissà che qualcuno degli studenti del “Badoni” non decida di seguire i suoi passi…

Elena Pescucci