DELL’OSSESSIONE DELLA COMUNITÀ
L’OPINIONE DI SANDRO MAGNI
DOPO L’ASSEMBLEA DEL WELFARE

Si sono svolti in questi giorni, a Lecco, gli ormai consueti Stati Generali del Welfare con l’impegnativo titolo di “Costruire la Comunità” . Un titolo altisonante e tuttavia impossibile a meno di pensare che il Welfare sia declinato sulla base di un codice infantile e materno. Non è così per un Welfare universalistico in cui sono inclusi tutti i cittadini. Inseguire la Comunità è impossibile. L’aveva ben messo in luce un sociologo tedesco il Tonnies già sul finire del 1800. Introducendo nel suo maggior testo la dicotomia, Comunita-Società che dà nome e titolo al libro stesso. E del resto tutti i manuali o testi di Sociologia, non importa di quale orientamento, se funzionalista o conflittualista, se critico o normativo, hanno da sempre distinto rapporti primari da quelli secondari che caratterizzano, in modo prevalente certe fasi di età e di appartenenza a prederminate cerchie sociali. Restando inteso che i rapporti primari sono quelli specificamente primo infantili, in cui si fa l’esperienza “diretta” di un rapporto. È costitutivo di questo rapporto non tanto e non solo la famiglia bensì la relazione con la madre (o di chi ne svolge la funzione). Sono questi i rapporti primari, certamente fondamentali e generatori di senso, identità e fiducia. Tutti gli altri rapporti o relazioni (e sempre tali sono o rimangono) devono invece iscriversi in quei rapporti sociali di tipo secondario caratterizzati da una maggiore informalità (e quindi anche da uguale giustizia e trattamento) e che danno luogo alla società, come coacervo più o meno ordinato di gruppi sociali. E in cui senso, identità e fiducia, non vengono meno ma anzi ne escono, per così dire, rafforzati.

Queste cose è importante dirle perché se si insiste con l’idea di Comunità, si vuole mettere in evidenza un presunto Welfare locale che fa regredire alla prima infanzia e che immagina ogni relazione come delle sottospecie di relazioni materne. Demandando al Welfare senza specificazioni le relazioni societarie vere e proprie. Ma questa dicotomia è impossibile oltre che non auspicabile. Se ne deduce che l’ipotesi di costruire Comunità, ovvero che l’idea di Comunità sia una idea ideologica, un passepartout indebito e regressivo. Idea infine di costruzione di un villaggio fatto di rapporti immediati e trasparenti, faccia a faccia, che in realtà non è mai esistito anche quando aveva qualche consistenza teorica, supporlo. Non è questo il modo migliore per difendere un Welfare inclusivo, né tantomeno queste relazioni primarie, Welfare così sottoattacco, in modo più immediato, in queste settimane e, in particolare, e in modo più mediato e continuativo, in questi anni a causa di una certa configurazione economica che proprio contro il Welfare si è avventata e si scatena feroce.

Alessandro Magni