DIBATTITO SULLE AREE VASTE/
LA CISL SCELSE MONZA CON LECCO
“PERIFERICI SOLO SE SENZA IDEE”

Rita Pavan cislLECCO – La CISL lecchese ha scelto di accorparsi con quella brianzola in tempi non sospetti, nel 2012, quando la discussione sulle aree vaste non era neppure cominciata. Una scelta che oggi non vede periferie e centri ma un nuova identità territoriale, che non mortifica certo la storia e la specificità dei due territori. Anche l’ATS , e dunque l’assetto socio sanitario del territorio, ha scelto in tal senso, dando ulteriore sostegno ad un percorso già tracciato.

“Ci auguriamo che le scelte sull’area vasta, di cui in questi giorni tutti parlano sulla stampa locale, tengano conto di un dato di realtà e non di destini personali – ha sottolineato Rita Pavan, segretaria generale della CISL Monza Brianza Lecco – Dobbiamo chiederci se la scelta sia quella di contare di più in una area di media classifica o invece far parte di un’area leader in Italia. Se si guarda all’economia e al lavoro, tema che a noi sta particolarmente a cuore, la discussione è già chiusa: basta guardare i dati riportati non certo dalla CISL ma dal report della 14ma giornata dell’economia. In termini di imprese, ricchezza prodotta, internazionalizzazione, posti di lavoro, non ci sono dubbi: l’unione di Lecco con la Brianza apporterà al territorio più vantaggi di quella con Como. Certo, se fosse stato possibile mettere insieme le tre realtà, il peso sarebbe stato ancora maggiore”.

“Il dato occupazionale è emerso anche nell’ultimo report sul mercato del lavoro: l’occupazione nel lecchese è aumentata, ma non sono aumentati i posti di lavoro. Già oggi molti lavoratori del Lecchese si spostano per lavorare in Brianza o a Milano; molti meno sono occupati nel Comasco; ma oggi la mobilità entro certi limiti è un’opportunità, non una disgrazia”.

“Un discorso a parte merita il turismo, tema per noi importante sul quale si devono fare maggiori sforzi: ma il “brand” del lago di Como e la minor attrattività turistica che sino ad ora Lecco ha avuto, non sono certo legati al fatto che si stava su due province separate. Basti pensare al Lago di Garda, suddiviso su 3 province, o al Lago Maggiore, diviso addirittura su tre province e due stati! Il problema semmai è quanto il territorio lecchese saprà migliorare le proprie performances, avere una migliore ricezione alberghiera e di location legate sia al turismo che al business e ad altre attività. Il turismo, che non è solo lago, è una risorsa importante ma richiede strategie di marketing interterritoriali e interprovinciali: forse che il Lecchese non ha un legame anche con Sondrio o con la Bergamasca?”

La CISL ritiene inoltre che ad una definizione delle aree vaste debba corrispondere un allineamento istituzionale il più possibile omogeneo, per evitare geometrie variabili che comporterebbero solo confusione. Da questo punto di vista, la vicenda in atto per accorpare la Camera di Commercio di Monza a quella milanese, rappresenta una “forzatura” sulla quale, peraltro, Cgil Cisl Uil Brianza hanno espresso unanimemente forte contrarietà.

“Va detto- conclude Rita Pavan – che questa ipotesi in merito alle aree vaste è stato comunque l’esito di un percorso. E’ evidente che i territori meritano attenzione e la loro voce va ascoltata; bisogna però stare attenti a non rincorrere i localismi esasperati, altrimenti si andrebbe verso una disarticolazione generale che non farebbe assolutamente bene ai territori, ma ne impoverirebbe le specificità”.