Celebriamo in questa liturgia solenne l’Immacolata concezione della Beata Vergine Maria: onoriamo un fatto che è certezza persino proclamata dogmaticamente dalla Chiesa, ossia la Madonna sia stata esente dal peccato di Adamo, da quella tabe d’origine che tocca ogni uomo proprio perché è uomo, perché è di quella pasta moralmente fragile che è l’umano.
Il modo di esprimersi liturgico è poco limpido rifacendosi all’abitudine della voce latina: si tratta del concepimento di Maria da parte dei suoi genitori. Maria, come dicono i teologi: “ante praevisa merita”, prevedendo prima i meriti (naturalmente sono quelli della redenzione attuata dal Signore Gesù) è stata arricchita dalla grazia divina sin dal suo sorgere dal suo essere concepita. Dogma e fatto di cui non abbiamo traccia nella Scrittura, ma nella tenace tradizione nella Chiesa che si è compiuta con la dichiarazione solenne e dogmatica, che dà certezza alla nostra fede, a metà dell’ottocento.
Il branetto – anzi meno: tre versetti – di vangelo che ci è proposto in questa solenne liturgia, è l’inizio di una narrazione che conosciamo d’acchito: il racconto che Luca ci dà dell’annuncio dell’angelo a Maria. Ma il narrato, diremmo, neppure inizi, è fermato sull’esclamazione di saluto dell’angelo Gabriele: “Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te”; gli esegeti ci insegnano, che la frase prenda la sua originalità calcando però gli antichi oracoli, forse meglio da Zaccaria.
La gioia alla quale è invitata Maria, oggi ci è partecipata nella festa che vogliamo celebrare, già subito dal saluto di Gabriele che attiva la nostra attenzione sulla Madonna detta κεχαριτωμένη, piena di grazia (o secondo altra resa, che mi piace molto, ricca di gioia). Grazia: bellezza, garbo, dono, leggiadria, bontà, tutto ci risuona in cuore di Maria quasi come cosa un po’ nostra, nostra nel legame d’affetto.
Il nostro rallegrarci è di contemplazione affettuosa di Maria, la Madre del Signore Gesù salvatore. Dal cuore spontaneamente si elevano i sensi grati della lode e della partecipazione come figli della sua grandezza gloriosa che sentiamo immediatamente maternamente benevola verso di noi.
Il grande dono di Maria è la sua maternità divina, questa sua grazia la arricchisce anche del privilegio che onoriamo oggi come poi anche dell’Assunzione gloriosa al cielo. Il dono, la grazia, di Maria arricchisce la Chiesa tutta, nell’affetto che nutriamo per la Madonna ce ne sentiamo gioiosamente partecipi: il rallegrarsi, invito dell’angelo Gabriele, vibra anche in noi, certi dell’intercessione della Madonna che singolarmente oggi onoriamo nella festa: ottenga anche a noi di respingere il male, sì da sentirci coinvolti nell’alone smagliante della sua luce di grazia che ci porta al Signore.
Don Giovanni Milani