MILANO – “Sulla Lecco-Bergamo è il caos assoluto: non passa giorno che qualche pendolare non ci contatti per lamentare, dati alla mano, quello che sta avvenendo su una linea che per le nostre due province è fondamentale. Cancellazioni, soppressioni, ritardi dai venti minuti in poi. Per non parlare del materiale rotabile, così scadente che è la prima causa di tutti questi disagi. Regione deve assolutamente intervenire con Trenord”, lo denunciano Gian Mario Fragomeli e Davide Casati, consiglieri regionali del Pd, eletti nelle due province contermini.
I due consiglieri Pd rivelano: “Ci sono genitori che ci scrivono di figli che arrivano già stressati a scuola solo per il viaggio di andata, perché un giorno non si chiudevano le porte del treno e il ritardo è stato di 30 minuti, un altro c’era un problema a un passaggio a livello e i minuti sono diventati 42, molte altre volte hanno dovuto attendere i sostitutivi perché ci sono state diverse soppressioni. Cosa possiamo rispondere, se non girare le lamentele direttamente a Palazzo Lombardia?”.
Non solo: “I pendolari sono le prime vittime di questa situazione, ma vogliamo ricordare che Bergamo è capitale della cultura e Lecco ha il sistema dei laghi che attirano anche moltissimi turisti. Ci si può presentare così?”, si chiedono retoricamente i due esponenti dem.
“Oltre tutto su questa linea non ci sono nemmeno le frane come a Varenna, come scusa per giustificare il malfunzionamento del servizio. Spesso anche i bus sostitutivi sono in ritardo e sicuramente in difficoltà. D’altra parte, non ne faremmo una colpa alle agenzie del Tpl, visto cosa sta succedendo con la ripartizione dei fondi che, tra una sentenza e un ricorso, ha spinto Regione Lombardia a decurtare in maniera importante i soldi a loro destinati – aggiungono Fragomeli e Casati –. Però, l’amministratore delegato di Trenord si vede aumentare il già ricco stipendio di 60mila euro all’anno”.
A preoccupare ancora di più pendolari, famiglie e consiglieri sono i lavori di raddoppio della linea, tra Ponte San Pietro e Bergamo, da febbraio, che dovrebbero durare 3 anni: “Se tanto ci dà tanto, temiamo di essere solo all’inizio. A questo punto urge una risposta a questi cittadini”, concludono Fragomeli e Casati.