AL FUORISALONE DEL MECI
SI PARLA DI RIGENERAZIONE
E DI ARCHITETTURA A LECCO

Giulia Torregrossa Gianmarco Piacenti

LECCO – Lecco sta cercando da tempo una nuova ridefinizione della città e l’appuntamento del Fuorisalone Meci con i suoi progettisti di alta caratura ha rappresentato un buon momento di scambio di buone idee. Alla serata voluta dalla vulcanica nuova presidente dell’ordine degli architetti lecchese Giulia Torregrossa si potevano incontrare Gianmarco Piacenti, il restauratore della Basilica della Natalità a Betlemme, uno dei più antichi edifici di culto del Cristianesimo oppure il giovane Luca Romeo che rivisita il cemento associandolo alla pietra e predilige le riqualificazioni di edifici esistenti.

Piacenti rifugge dai discorsi roboanti e un un po’ fumosi delle archistar: è con semplicità che spiega come si riesce a vincere un concorso internazionale di restauro della portata della basilica di Betlemme. “In una ricerca su internet abbiamo visto la proposta. Sulle prime avevamo qualche difficoltà col porre mano ai tetti in piombo, una tecnica diffusa negli edifici antichi del Nord Europa, ma non da noi, ma siamo riusciti a trovare il modo di  lavorare anche su questa componente, alla fine avevamo sulla valutazione tecnica complessiva 12 punti di vantaggio sugli altri candidati. Nonostante questa supremazia non eravamo i più esosi, perché nel tempo lo studio ha costruito al proprio interno competenze che altri progettisti devono acquistare all’esterno, alzando il loro livello di costi”.

Viene spontaneo chiedersi  se non gli siano tremate le vene a mettere mano alle capriate di una chiesa così importante per tre religioni (ortodossa, cattolica e armena)del Cristianesimo, avendo addosso una grande responsabilità carica di storia secolare. “Ci sentivamo sicuri, l’unico momento in cui mi sono emozionato è stato al cospetto dei vertici delle tre Chiese il giorno della firma del contratto. Poi ti butti dentro al progetto che assorbe tutta la tua attenzione”.

Mario Sangiorgio

Apericena, musica dal vivo e convegno “Il bello del cemento: estetica e funzionalità” si sono svolti all’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), dove incrociamo Mario Sangiorgio che queste stanze le ha frequentate per quattro mandati come presidente dell’associazione dei costruttori di Lecco. Lui e la sua azienda che varca i 50 anni di attività sono pure gli sponsor della serata, assieme all’Ordine degli architetti e a quello degli ingegneri.

È il momento per una veloce riflessione sull’edilizia e il punto in cui si trova in questo decennio: “C’è stato uno tsunami che ha falcidiato molte imprese di costruzioni e società immobiliari messe in piedi da risparmiatori che volevano approfittare del boom. Si poteva fare perché non c’era molta regolamentazione. Nel nostro settore, i dieci anni di quasi immobilità, credo abbiano rappresentato un salto evolutivo, oggi dobbiamo parlare di rigenerazione di un patrimonio edilizio superato, energivoro e poco accogliente. Il futuro sta nel demolire e ricostruire”.

Luca Romeo architetto svizzeroE che accogliente possa essere pure il calcestruzzo, il cemento, lo ha raccontato l’architetto svizzero Luca Romeo: “Ci piace molto la pietra e studiamo le tecniche costruttive del passato. Ormai però questo è un materiale costoso, perciò abbiamo deciso di abbinarlo al beton”. Un matrimonio che viene officiato dal ricercato e raffinato uso della luce. Il cemento viene movimentato da tecniche come il lavato che lo rendono vivo e gli offrono movimento nel gioco dei chiari e scuri.

“Gli ambienti devono essere caldi, accoglienti, a misura d’uomo, devono offrire benessere, piacere di viverli” racconta ancora Romeo.

Lui è giovane, 35 anni di età, e condivide tutta la progettazione con gli altri due soci dello studio Jérôme de Meuron 47 anni e Markus Wespi  61 anni. Tre generazioni e una unica azione, l’esperienza e la freschezza unite in una danza che si occupa non solo della distribuzione degli spazi, ma pure li arreda con mobili e oggetti specificatamente progettati. “Nessuno di noi tre fa valere una specializzazione sugli altri, ognuno mette le proprie idee e gli altri le modificano le rilanciano in uno sforzo creativo che continua fino a quando non troviamo una definizione che ci piaccia. Sono talmente abituato a lavorare in questo modo che credo non riesco immaginare una progettazione senza il confronto con gli altri”, conclude Romeo.

Torregrossa PIacenti Sangiorgio e altri