“RIFIUTI NON AUTORIZZATI”,
AL PROCESSO TESTIMONIANO COMUNE DI GALBIATE E ARPA

LECCO – È chiamato a rispondere del reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, R. N., 69enne, per via della situazione venuta alla luce nell’estate del 2013 quando i Carabinieri sono intervenuti a Galbiate, nell’area oggi della Maxi Cars, per porla sotto sequestro a causa della grande quantità di materiali e rifiuti che il precedente proprietario dell’area, l’imputato, negli anni aveva depositato.

“Subito dopo siamo intervenuti noi – spiega al Pm Paolo Del Grosso il responsabile dell’area Lavori pubblici del Comune di Galbiate – e abbiamo emesso tre ordinanze. In primo luogo era necessario sistemare l’area, poi riuscire a distinguere tra ciò che era rifiuto e ciò che non lo era e infine verificare se ci fosse stata contaminazione di suolo. La rimozione è stata richiesta prima all’imputato e poi in solido anche ai nuovi proprietari – il passaggio di proprietà era stato siglato nel dicembre dell’anno prima – i quali erano parecchio scocciati della condizione in cui versava l’area e per questo non avevano ancora saldato la cifra dovuta”.

Nel terreno infatti pare giacessero contenitori di plastica, di metallo e legno, bidoni della vernice, secchi, piccole imbarcazioni, pneumatici, arredi, estintori, infissi, neon, solventi, batterie e filtri dell’olio e molto altro, il tutto in parte avvolto dalla vegetazione diffusa a macchia di leopardo.

E proprio per riuscire a capire cosa fosse da smaltire e se ci fossero sostanze pericolose per l’ambiente, intervenne l’Arpa: “Dopo il primo sopralluogo si era insinuato il sospetto che il materiale ammassato avesse rilasciato sostanze pericolose – spiega Nicola Gandini, responsabile dell’operazione – ma l’esito della verifica fu negativo. Ci fu un gran lavoro di classificazione dei moltissimi oggetti rinvenuti”.

A spiegare i dettagli di questa operazione un tecnico dell’Agenzia per l’ambiente: “Per poter capire cosa fosse rifiuto e cosa no abbiamo definito alcuni criteri oggettivi. In che posizione un oggetto era depositato, se era in ordine, se era protetto e se era utilizzabile: con questo metodo abbiamo classificato alcuni oggetti in stato di degrado come rifiuto, altri non come rifiuto e altri ancora in una situazione intermedia, perché in sé potevano essere riutilizzabili ma a determinate condizioni”.

A settembre verrà ascoltato l’ultimo teste della Procura e si comincerà con quelli della difesa.

M. V.