GAZA: ABBATTIAMO MURO D’IGNORANZA E DELL’INDIFFERENZA

PACE MEDIORIENTELECCO – Non si sono soffermati a chiedere ciò che chi più chi meno in questi giorni chiede a gran voce: l’interruzione del conflitto. Ilaria Brusadelli, Marco Besana, Pietro Crippa e Mauro Castelli hanno provato a risalire alle cause che hanno portato alle tensioni tra palestinesi e israeliani nella striscia di Gaza. L’associazione “Mir Sada – Progetto per la pace”, guidata da Mauro Castelli ha organizzato un incontro con i tre rappresentanti dell’Associazione “¡NO MÁS!” da sempre al fianco del popolo palestinese e oggi impegnata in un progetto foto-giornalistico sulla resistenza non violenta nei territori occupati. All’iniziativa, “Pace in Medioriente”, si è tenuta venerdì 18 luglio presso la sede della Cgil, ha partecipato un nutrito gruppo di persone, tra le quali Egidia Beretta Arrigoni, madre di Vittorio, Vik, ucciso nel 2011 da un gruppo di terroristi che lo avevano rapito.

PACE MEDIORIENTEOggi come qualche anno fa. Sembra che il tempo si sia fermato a Gaza, tutto ciò emerge ancor di più ascoltando un passaggio tratto da “Restiamo umani”, il libro di Vittorio Arrigoni :“Rifletteteci un attimo, sarebbe come se l’esercito italiano per catturare un pericoloso boss mafioso, iniziasse a bombardare pesantemente il centro di Palermo. Per i lutti che abbiamo vissuto, prima ancora di italiani, spagnoli, inglesi, australiani, in questo momento siamo tutti palestinesi. Se solo per un minuto al giorno lo fossimo tutti, come molti siamo stati ebrei durante l’olocausto, credo che tutto questo massacro ci verrebbe risparmiato”.

“La Palestina è lo specchio di un mondo di diritti negati – ha sottolineato Ilaria Brusadelli – non vogliamo raccontare ciò che sta succedendo, ma indagare su ciò che succede, cercare di capire le motivazioni che hanno portato a questa situazione. Chiederci perché non è cambiato niente in questi anni?”. E allora i tre ragazzi partono da lontano, dalla prima guerra mondiale:”Fino al 1920 non ci sono mai stati problemi, che arrivano quando la Gran Bretagna comincia a gestire la Palestina, istituendo politiche economiche liberistiche, adatte più agli ebrei già abituati a ragionare in quei termini, mettendo quindi in difficoltà gli arabi. Se a questo aggiungiamo anche le ripetute promesse non mantenute il quadro è completo. L’apice della tensione lo si raggiunge con l’attentato alla sede della Gran Bretagna nel 1946, l’anno successivo l’Onu prende atto che in Palestina è impossibile trovare una soluzione adatta a entrambe le parti e propone la suddivisione del territorio il 43% diventa Stato ebraico, il 57% Stato arabo, mentre Gerusalemme città libera. Una risoluzione a dire il vero accettata da pochi. Dopo la prima guerra arabo israeliana del 1947, il 14 maggio nasce lo Stato di Israele”.

PACE MEDIORIENTEAndando più a fondo nel cercare di comprendere le motivazioni di tanta divisione, Marco e Pietro spiegano i tre elementi che possono dividere le due aree: l’isolamento di Gaza, facilmente intuibile, il muro in Palestina e le colonie:”Lungo il confine ci sono ben 575 check point che ogni giorno le persone della Cisgiordania devono attraversare per andare al lavoro. Un palestinese deve patire le pene dell’inferno per raggiungere una scuola, un ospedale, noi non ci rendiamo conto della fortuna che abbiamo ad avere il passaporto italiano. Israele giustifica il muro, per fortuna nel 2004 l’Onu si dichiara ufficialmente contrario. Per quanto riguarda le colonie, Israele comincia a colonizzare i territori occupati nel 1970 quando gli Stati Uniti cercano di portare la pace. Ed è proprio in quel periodo che Israele comincia a edificare. Ma il tratto distintivo delle colonie riguarda l’isolamento dei territori palestinesi e il fatto che siano armate”.

E infine un ultimo appello da Mauro Castelli:”Cominciamo ad abbattere il muro dell’ignoranza e dell’indifferenza, perché la situazione rischia di peggiorare”.

Elena Pescucci