SPECIALE/VERTICI LECCHESI
PER I VIGILI DEL FUOCO
TRA LE MACERIE DEL MORANDI.
INTERVISTA ALL’ING. BATTAGLIA

GENOVA –  La prima immagine del ponte Morandi di Genova che l’ingegner Marcella Battaglia vede, dopo che la sala operativa l’ha avvisata del crollo, fa temere per i condomini sotto la campata ancora in piedi: “Uno scenario apocalittico” dice.
Sullo schermo del cellulare appare una foto presa, sembra, sopra il ponte. Scura quasi in bianco e grigio mostra la carreggiata tagliata nel vuoto e un grande pezzo d’avanzo, quasi un triangolo, che si è innalzato verso il cielo. I colori appaiono cancellati, chissà se dalla pioggia, dalla bomba d’acqua in quel momento in corso, o dalla polvere rilasciata in aria dal crollo.

Da quei primi momenti, in poi, inizia per lei, come per tutti i vigili del fuoco, una intensa galoppata contro il tempo che terminerà il 20 agosto con il ritrovamento del corpo di Mirko Vicini, l’ultimo disperso mancante all’appello.

A dirigere le operazioni dei pompieri, protagonisti assoluti dei soccorsi sul greto del torrente Polcevera, si ritrova a lavorare gomito a gomito un triumvirato ‘lecchese’: lei che nel comando di Lecco è stata presente dal 1997 al dicembre del 2016, l’ingegner Silvano Barberi comandante provinciale dal 2001 al 2003 e l’ingegner Fabrizio Piccinini, comandante per un anno tra il 2005 e il 2006.

Il valore aggiunto di Lecco c’è, perché aver lavorato insieme in precedenza ha consentito l’intesa immediata tra noi“, rivela Battaglia.

A sinistra Battaglia col premier Conte; al centro Barberi in riunione parla ai suoi uomini; a destra Piccinini col ministro allo Sviluppo economico Di Maio e il ministro ai Trasporti Toninelli

La dirigente sa che cosa l’aspetta: nel 2002 alle direttive di Barberi affrontò la frana di Bindo di Cortenova e nel 2016 poco prima di trasferirsi a Genova si occupò del crollo del cavalcavia di Annone.

PRIMI MOMENTI DOPO IL  CROLLO

Dalle parole di Battaglia emerge una macchina dei soccorsi ben oliata: “Da subito abbiamo avuto tutti mezzi necessari, tantissime risorse a disposizione in base allo scenario preconizzato dalle prime informazioni“.

In quel momento, il comandante provinciale di Genova Fabrizio Piccinini è in ferie, ma inizia subito a dirigere le operazioni, mentre si precipita nel capoluogo ligure in auto. A Bologna un elicottero preleva il comandante regionale dell’Emilia-Romagna Silvano Barberi, in quel momento incaricato anche della responsabilità della Liguria, poiché il comandante della regione è appena andato in pensione.

Si tratterebbe di una sola settimana di supplenza, ma per Barberi diventa un arco di tempo sufficiente ad incappare in una nuova maxi emergenza, dopo quella affrontata soli nove giorni prima sulla A14, il 6 agosto, quando una autocisterna provocò un inferno di fuoco di proporzioni colossali.
Lì due morti, a Genova alla fine se ne conteranno 43.

Battaglia si mette subito in contatto con Roma, con il Centro Operativo Nazionale. Piccinini va sul posto. Sul piano logistico, il vicino parcheggio dell’Ikea viene destinato a luogo di smistamento di tutti i mezzi di soccorso, non solo quelli dei vigili del fuoco.
Ognuna delle due strade a lato del Polcevera verrà dedicata a funzioni specifiche. Infine, il ponte a poche centinaia di metri dal Morandi ospiterà l’UCL l’unità di crisi locale e la stampa.

Prima di tutto, però, ci sono da salvare i superstiti, evacuare gli abitanti della zona sovrastata dal moncone in piedi, mappare l’area per distribuire le ricerche e bisogna verificare la sicurezza delle zone ferite dal crollo.
Il tutto con la collaborazione della Prefettura, elemento di cucitura interforze, come previsto dai protocolli di Protezione Civile.

Nel giro di sei ore sotto il ponte Morandi arriveranno ben 380 unità dei vigili del fuocociascuna con la propria specializzazione: dalle gru ai cani da ricerca, dai sanitari agli operatori di droni.

Quattro elicotteri a disposizione, 10 fotocellule predisposte per illuminare tutta la zona durante la notte, il nucleo NBCR pronto ad intervenire nel caso in zona si fossero liberate delle sostanze pericolose – elenca Battaglia – per fortuna non ce n’è stato bisogno. Il gas è stato bloccato dall’azienda di erogazione e poco dopo il nucleo è stato rimandato indietro“.

COINCIDENZE CHE AIUTANO

Che sia caduto il 14 agosto ha risparmiato tantissime vite umane – spiega Marcella Battaglia – In un giorno normale dell’anno, a quell’ora, solitamente c’erano code quasi ferme composte da tir, auto e pullman di gente in transito per lavoro o per tornare da scuola, senza parlare delle persone nelle aziende sottostanti“. Nel territorio stretto della lanterna infatti il Morandi costituiva il raccordo tra la Genova di levante e di ponente.

Altra coincidenza utile, l’allerta meteo: “Eravamo in codice arancione, grazie a una convenzione con la Regione nei comandi c’erano 28 uomini in più rispetto a un turno regolare“.
Con il crollo dell’infrastruttura, i turni raddoppiano: le usuali 12 ore di ciascuno diventano 24.

CANI E TECNOLOGIA, INSIEME, ALLA RICERCA DEI SOPRAVVISSUTI

Sono una quarantina le squadre cinofile, ognuna formata da un umano e da un cane, provenienti dalla Valle d’Aosta fino al Molise e due squadre USAR (Urban Search & Rescue), praticamente ottanta uomini, che hanno scrutato le macerie con strumentazione tecnologica aprendo varchi d’entrata. Lombardi, piemontesi nell’immediato, dopo avvicendati con altrettanti team dal Veneto e Toscana.

I primi ad entrare in azione sono i cani, utilissimi“. Davvero efficienti come si mitizza? “Assolutamente sì e non sbagliano mai. Dove si ferma un cane, in quel punto esatto puoi star certa che trovi qualcuno“. Se un animale segnala, si fa passare una seconda squadra, completamente separata, che offre la conferma.

A quel punto entra in gioco la tecnologia: geofoni per captare voci o suoni e termo camere a cercare il calore dei corpi. Un intreccio di competenze che ha estratto feriti e 42 vittime restituite alle famiglie.

IL CANTIERE. L’AZIENDA VALTELLINESE. LE INDAGINI

L’emergenza si è conclusa con il ritrovamento dell’ultimo disperso, il 20 agosto. Adesso stiamo lavorando per accompagnare i residenti a recuperare le loro cose nelle case. Siamo, inoltre, parte delle indagini e coaudiuviamo i consulenti tecnici a cui la Procura della Repubblica di Genova ha affidato le perizie“.

L’area in questo momento è di cantiere, all’interno del quale la Polizia scientifica seleziona i materiali asportabili. Alcuni vengono numerati, repertati e portati in uno speciale deposito a disposizione delle autorità giudiziarie. Le restanti macerie vengono trattate come normali materiali di scarto edile.

Inoltre, come nel caso del ponte di Annone, i blocchi di cemento armato troppo grandi vengono tagliati e ridotti da una azienda specializzata valtellinese.

NEL CUORE DI UN POMPIERE

Marcella Battaglia sta per lasciare Genova, il 14 settembre prossimo prenderà il comando provinciale di Sondrio.

Che cosa si porterà dietro dagli eventi liguri? “Ho visto l’altissimo livello di professionalità raggiunto in questi anni dal Corpo dei vigili del fuoco che è capace di rispondere nell’immediato e a lungo termine con efficacia e competenze specialistiche. La flessibilità è la nostra carta vincente“.

Dal punto di vista umano? “Il grande cuore dei genovesi. Ai funerali di Stato, quando sono arrivati i nostri vigili sono scoppiati applausi generosi. Da un lato ha fatto molto piacere, ma dentro c’era la delusione“.

E qui, la sorprendente rivelazione che fa capire perché ci sono uomini e donne che s’infilano in luoghi pericolosi e si votano anima e corpo alla causa umanitaria dell’emergenza: “La delusione di non averli salvati tutti – spiega – di non aver potuto restituire le persone alla quotidianità delle loro famiglie, perché è quello il nostro compito“.
Era tecnicamente impossibile, per alcuni il destino si è compiuto nel momento stesso del crollo. “Certamente, ma dentro ti resta questa sensazione. È umano“.

Nadia Alessi

Alcune fotografie del cantiere sotto il ponte Morandi e del funerale sono state concesse dal quotidiano on line Genova24