PESCATE – ”Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”: questo noto adagio popolare ben si adatta agli esiti degli accertamenti investigativi condotti dalla DIGOS di Lecco sulla scorta di una denuncia presentata nel mese di giugno 2014 da A. B., lecchese di 58 anni, relativa al consistente ammanco di denaro dal rendiconto annuale degli incassi della sua attività commerciale.
L’uomo nel 2013 ha acquistato la proprietà di un noto bar-tabaccheria sulla Provinciale nel Comune di Pescate da F.R., cinquantacinquenne di Lecco, e da A. A. di 49 anni anch’essa di Lecco; questi ultimi, coniugi, avevano gestito sino al 2013 il noto esercizio commerciale e proprio in virtù dell’esperienza A. B. aveva ritenuto opportuno assumerli come dipendenti per affiancare al proprio lavoro l’esperienza professionale maturata dai due coniugi.
Nel corso del primo anno di gestione, nonostante l’impegno profuso dal denunciante e dai suoi collaboratori, considerato l’aumento dei clienti attestato anche dal proporzionale incremento delle quantità richieste ai fornitori, A.B. non solo non ha rilevato il prevedibile aumento delle entrate ma addirittura registrava un “calo” dei profitti rispetto al trend della passata gestione di circa 50/60 mila euro.
L’insolito ammanco, inoltre, non avendo subito effrazioni e furti e non avendo mai registrato l’attivazione dell’allarme di cui è dotato l’esercizio commerciale, si presentava agli occhi del proprietario come un inspiegabile stillicidio, un flusso emorragico sottile ma costante tanto che ha iniziato a nutrire concreti sospetti su ll’eventuale azione furtiva di qualche abituale cliente e dubbi sulla lealtà dei suoi collaboratori.
Non riuscendo a trovare il bandolo della matassa e considerata l’ingente somma sottratta, il sig. A.B. ha sporto denuncia contro ignoti presso la Questura; le conseguenti indagini condotte dalla Digos, autorizzata dalla Procura di Lecco all’impiego di telecamere nascoste, hanno consentito di appurare come gli autori degli ammanchi di denaro fossero proprio i due coniugi ex titolari dell’esercizio commerciale nei quali A.B. aveva riposto la massima fiducia; infatti F.R. e A.A. godevano di largo credito tanto da aver largo margine di manovra nelle attività del locale gestendo sia tutto il settore degli acquisti e dei contatti con i fornitori, sia le casse.
Dalla capillare analisi delle immagini, gli investigatori hanno rilevato come ogni giorno lavorativo i due ex titolari e successivamente dipendenti del medesimo bar, approfittando della assoluta fiducia riposta dal titolare del locale, asportavano somme in contanti sia dalla cassa principale, sia da una cassetta secondaria nella quale venivano custodite altre banconote per far fronte ad eventuali necessità di cassa; venivano effettuate anche ricariche telefoniche senza versare il dovuto importo nella cassa.
Nel periodo interessato dalle indagini, si è rilevato come le somme complessivamente asportate erano pari a circa 1.000-1.200 euro alla settimana che rapportate ai circa 18 mesi di attività come dipendenti raggiungono abbondantemente la cifra di circa 60.000 euro denunciata da A.B. come ammanco.
La ragione risiede, verosimilmente, nel tenore di vita condotto dai due coniugi probabilmente al di sopra delle loro già decorose disponibilità; dopo le perquisizioni eseguite dalla DIGOS nella loro lussuosa villa di residenza nella Brianza Lecchese, i coniugi F.R. e A. A. sono stati posti davanti alle loro responsabilità e denunciati per il concorso nel reato di furto aggravato e continuato.