LECCO – Davanti al giudice Salvatore Catalano, al primo piano del tribunale di Lecco, sono finite due vicende giudiziarie – di lieve entità – che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra, ma aventi uno stesso denominatore comune: il cellulare. Un telefono è infatti al centro di entrambi i casi. Nel primo, l’apparecchio è lo strumento del reato; nel secondo, è l’oggetto del crimine.
M.B., giovane di Trapani, usava il proprio telefono per molestare una ragazza lecchese, a distanza di quasi mille chilometri. In aula è stato ascoltato anche il padre del ragazzo che ha presentato un documento medico circa le condizioni del figlio. Un mese al trapanese.
M.B., questa volta le iniziali sono di una ragazza, aveva comprato, a sua insaputa, un cellulare rubato per soli 50 euro. Un vero affare, se i carabinieri non avessero scoperto che quel dispositivo era stato, appunto, rubato a un giovane in una discoteca e poi rivenduto. Dopo la difesa dell’avvocato Elda Leonardi, il giudice ha assolto l’imputata dall’accusa di ricettazione.