BOSCHI SENZA CASTAGNE. TURCO: “L’ALBERO ABBANDONATO LENTAMENTE REAGISCE”

Dryocosmus_kuriphilusLECCO – Se l’uomo non li cura, i castagni si attrezzano da soli. Contro la vespa cinese che ha svuotato i nostri boschi dai loro frutti autunnali, le piante cercano a poco a poco di produrre un olio tossico proprio nei confronti dell’insetto importato dall’estremo Oriente. Lo spiega Andrea Turco, comandante provinciale del Corpo forestale dello stato a Lecco e Sondrio.

Ora al termine della tipica passaggiata autunnale nei boschi il nostro cestino rimane vacante delle attese castagne per colpa del Dryocosmus Kuriphilus, meglio noto come cinipide del castagno o vespa cinese , un imenottero importato dall’Asia che colpisce i castagni, sia quelli autoctoni che quelli giapponesi, e ne blocca la capicità di fruttiferare.

L’infezione, che ha interessato tutti i castagneti delle province dell’arco alpino, è comparsa circa dieci anni fa in forma tenue e poi via via si è sviluppata diventanto significativa due anni fa e toccando il picco massimo nel 2012.

forestale Andrea Turco“Questa malattia può essere definita come il cancro dei castagni – spiega Andrea Turco – colpisce le piante e toglie a queste la capacità di fruttiferare, per poter far fronte a questa infezione bisognerebbe abbattere le piante maggiormente colpite e bruciarle per evitare che gli agenti patogeni si possano diffondere”.

Il progressivo abbandono delle colture di castagno ne ha favorito la proliferazione causando la penuria di frutti che oggi possiamo purtroppo constatare.

“Possiamo paragonare le piante di castagno a dei bambini – continua Turco -, se non si fanno loro delle vaccinazioni saranno più esposti agli agenti patogeni, in questo modo le piante abbandonate a se stesse saranno maggiormente vulnerabili alle infestazioni, ovviamente poi la mancata cura è solo uno dei fattori perchè bisogna anche considerare le condizioni climatiche, come la prolungata umidità e la mancata copertura nevosa che solitamente protegge le gemme apicali, che favoriscono l’insorgere delle malattie”.

Un quadro completo dunque quello in mano al Corpo Forestale dello Stato, ma che da solo non basta a fronteggiare il problema.

castagne 1“I mezzi per debellare la vespa cinese li conosciamo, putroppo però attualmente non mi risulta che esista un programma a livello statale o provinciale per metterli in atto e, al tempo stesso, non esistono i competitori biologici naturali di questo imenottero ovvero altri animali che potrebbero predarlo e limitarne di conseguenza la diffusione”.

Una buona notizia però c’è, come afferma Andrea Turco: “In questo momento ci troviamo in una fase di regressione dell’infestazione, lenta ma pur sempre costante perché le piante riescono a trovare da se i mezzi per combattere l’infezione, ad esempio autoproducendo degli oli che tengono lontano l’insetto incriminato”.

Niente castagne dunque per questo autunno, ma si può ben sperare che dal prossimo anno la situazione migliori e che potremo tornare a riempire i nostri cestini e i nostri zaini di questi frutti durante le passeggiate nei boschi che ci circondano.

Silvia Ratti