IL VATICANO SECONDO FRANCESCO:
A LECCO DIBATTITO DEL COE
SU UN PAPA “RIVOLUZIONARIO”

LECCO –Una serata all’insegna del confronto,il vaticano secondo francesco (1) quella organizzata venerdì sera dal COE di Barzio in ricordo di don Francesco Pedretti. L’Auditorium “Casa dell’Economia” della Camera di Commercio di Lecco, ha ospitato infatti un seguito dibattito su di un Papa che, dopo un solo anno di pontificato, già si preannuncia come uno dei più amati e rivoluzionari di sempre. L’occasione è stata data dalla presentazione del saggio “Il Vaticano secondo Francesco”, l’ultimo lavoro del giornalista Massimo Franco,  con lui a discuterne anche Luigi Bettazzi, Vescovo Emerito di Ivrea, autore di “La Chiesa dei poveri. Dal Concilio a Papa Francesco”. Dopo i saluti istituzionali di Vico Valassi, Presidente della Camera di Commercio di Lecco, e Prashanth Cattaneo, Vice Presidente COE, Sergio Marelli, esperto in politiche e relazioni internazionali e moderatore della serata, ha condotto la discussione toccando una serie di tematiche che, partendo dagli scritti dei due ospiti, sono andate ben oltre.
Uno degli argomenti provocatori sollevati è stata la ‘solitudine’ di un pontefice che tutti, clero e sostenitori laici, troppo spesso si limitano solo ad ammirare, senza affiancarlo concretamente nella sua opera di riforma. Una posizione su cui Massimo Franco si trova d’accordo: ricorrendo alla ‘metafora del frigo’ di Crozza, ha spiegato i rischi della popolarità di Francesco che mira invece ad essere un ‘papa accessibile’. Unil vaticano secondo francesco (4) papa che è in innegabile discontinuità con il precedente pontificato, un papa di rottura certo, anche se la vera rivoluzione, secondo Franco,  risiede nella rinuncia di Ratzinger: “Anche se il diritto canonico lo permette, è stato un gesto epocale: erano più di 600 anni che un papa non si dimetteva, e mai con un tale significato”. Benedetto dunque come vittima del sistema che aveva ereditato: quel  modello di governo eurocentrico, e ancor più italo entrico, distrutto dagli scandali e dai conflitti interni. “Non a caso si è scelto un Papa sudamericano, un outsider della curia ‘politica’ che ha distrutto in una sola volta tanti tabù (l’origine geografica, il fatto di essere gesuita..): un ground zero della Chiesa cattolica, che non può più permettersi di tornare indietro ma passerà i prossimi 500 anni a tentare, faticosamente, di cambiar pelle”. Cominciando proprio dallo IOR, tant’è che Bergoglio ha affidato il Ministero dell’Economia il vaticano secondo francesco (8)del Vaticano ad un australiano: per Luigi Bettazzi l’obbiettivo del Papa è quello di evidenziare i rischi di una globalizzazione senza regole, attaccando i potentati economici che non solo mancano di trasparenza, ma generano anche povertà: “E’ un papa decisionista nel senso che ha la forza di assumersi le responsabilità.” Un capitolo non ancora chiuso per Franco, che parla di un messaggio passato come ‘comunista’ da un certo filone repubblicano: “In realtà il papa non è anticapitalista ma anzi ha forti valori dottrinali: su questo piano ha cambiato le priorità nel modo di affrontare le cose ma non, fino ad oggi, i capisaldi della Chiesa cattolica. Penso che presto sorprenderà chi lo considera un papa di sinistra: si tratta infatti di un papa centrista, un po’ democristiano diremmo in Italia.”  E proprio nel suo centrismo risiederebbe la coerenza che ha usato come strumento per ridare credibilità alla Chiesa, fino ad un anno e mezzo fa, imputato globale a seguito degli scandali finanziari e legati alla pedofilia. Quello che è l’elaboratore di una versione interclassista della Teoria della Liberazione, con grande apertura sociale, mail vaticano francesco (3) senza lotta di classe, deve infatti prima ‘vincere’ a Roma per poi cambiare il  mondo. Una delle grandi tematiche affrontate è stata poi quella delle periferie urbane: Francesco non è Don Camillo, non è un prete di campagna, ma il primo papa a venire da una megalopoli da 15 milioni di abitanti, da quelle periferie del mondo  dove si trasferirà il potere nel futuro. L’attenzione a queste periferie, che sono anche quelle esistenziali, cioè non solo quelle di chi è povero ma anche di chi è solo, va predicata non solo perché ‘giusta’, ma anche, e qui l’originalità dell’approccio del Papa, perché ‘è conveniente’ per il cosiddetto Occidente. Le periferie offrono opportunità nuove e, se non ascoltate, creeranno un buco  nero che trascinerà anche le città vere e proprie: questo è il messaggio ‘politico’ del Papa. “Oggi non basta più vivere bene ignorando quello che ci accade intorno: il potere si sta spostando! Basta vedere in Italia dove, anche senza megalopoli, l’immigrazione dalle periferie è un problema trascurato.” sostiene Franco. Dunque non è in atto un’alleanza delle periferie, ma è necessaria una fra noi e loro, per assecondare e  comprendere  un processo che altrimenti saremo costretti a subire.

Chiara Vassena