INTERROGATO MOUTAHARRIK.
“FANFARONATE AL TELEFONO,
ERO PREOCCUPATO PER I CIVILI”

Moutaharrik AbderrahimMILANO – “Vedevo le immagini dei bambini martoriati e volevo andare in Siria per aiutare la popolazione, non per arruolarmi nell’Isis”. Queste le parole di Abderrahim Moutaharrik, il lecchese sospettato di legami con lo Stato islamico e quindi arrestato insieme alla moglie e ad altri quattro sospetti terroristi.

Oggi Moutaharrik è stato interrogato dal gip della Procura di Milano Manuela Cannavale e come riferito dal suo avvocato difensore il pugile di Valmadrera e la moglie non avevano intenzione di organizzare attentati in Italia, dove viva da quando era bambino. “Le mie sono solo fanfaronate al telefono” avrebbe riferito all’avvocato.

L’avvocato ha poi suggerito di leggere “in un contesto più ampio” le intercettazioni rese pubbliche dagli inquirenti per motivare l’arresto del suo assistito. Anche a riguardo del fratello di Khachia, morto combattendo per la causa dello Stato islamico, l’avvocato ha fatto notare come nei discorsi tra i sospetti terroristi non sia stato esaltata la figura dell’attentatore bensì quella del martire “profilo che per il Corano riveste una certa importanza”.

BENCHARKI SalmaSulla volontà di portare i figli di 2 e 4 anni in Siria l’avvocato ha riferito che nelle intenzioni di Moutaharrik e della compagna, Salma Bencharkic’era solo il sostegno diretto alla popolazione. Anche per questo l’avvocato farà istanza di scarcerazione, così che i bambini non debbano restare con i nonni.

Anche gli altri arrestati avrebbero risposto alle domande del gip. Per quanto riguarda Khachia il suo avvocato ha disegnato il 23enne varesino come un giovane che è “caduto in una situazione di cui non capisce né la gravità né l’importanza, ma non ha commesso alcun reato e non è un pericolo per la società”, nelle cui conversazioni intercettate ci sarebbero “espressioni generiche, iperboliche che non traducevano un suo pensiero”.