A Oggiono e dintorni siamo in tanti a ricordare alcune migliorie apportate pochi anni fa al Poliambulatorio Zonale anche e soprattutto in ragione di iniziative promosse da cittadini, associazioni e sindacati.
In particolare, dopo una partecipata e assai costruttivamente animata assemblea pubblica svolta con i responsabili provinciali dei servizi connessi, di fatto si erano riscontrate condizioni più sostenibili con almeno reciproca soddisfazione, pur parziale, sia dell’utenza che degli operatori in un clima di reciproca maggior comprensione. Ben sapendo che certe residue disfunzioni spesso non dipendono dal personale del “front office” ma da coloro che programmano e organizzano i vari servizi, oltre che alla risaputa progressiva riduzione generale delle risorse destinate alla Sanità Pubblica, spesso a vantaggio delle strutture private e convenzionate.
Ieri mattina, come altre volte, mi sono recato all’ambulatorio, pardon “Casa di Comunità”, per banalissimi esami e mi sono trovato come non mai in un “girone d’inferno” con centinaia di assistiti che incessantemente hanno “assaporato il gusto dell’attesa prolungata” in pratica per l’intera mattinata.
A parte ogni altra considerazione di ordine quali-quantitativo e la solerte attenzione degli operatori sia del front office (con 4 sportelli aperti e 1 chiuso) che delle 2 addette ai prelievi, peraltro provenienti da altri presidi, in continuo stress da prestazione (ma sempre, nonostante tutto, con cortesia e disponibilità) mi chiedo:
Perché da diversi giorni il cosiddetto Totem (con a lato quella che sembrerebbe essere un’apparecchiatura sostitutiva) non eroga più il tradizionale bigliettino promemoria complicando così ulteriormente il disbrigo delle varie tipologie di accettazione che spesso già da se stesse creano forti disagi di comprensione nell’utenza?
Perché non si provvede a dotare il quadrante luminoso, che indirizza ai vari sportelli, di un semplice dispositivo acustico, un semplice bip (presente in quasi tutti gli altri analoghi presidi) che scandisca le varie “chiamate”, evitando il doppio rischio di perdere accidentalmente il proprio turno o il torcicollo perché obbligati a guardare continuamente verso l’alto?
Ma soprattutto perché la dirigenza che programma l’organizzazione del lavoro al front office non assicura un più congruo numero di addetti visto il grande bacino di affluenza e la mole enorme dell’utenza che spesso si registra?
Immagino poi, anche per sentito dire, che ci siano altre disfunzioni, tempi lentissimi sulle riparazioni dei macchinari o aspetti comunque migliorabili, da vari punti di vista, di un servizio che così invece svolto, nonostante l’abnegazione del personale preposto e spesso mal pagato, rischia di spingere la cittadinanza, perlomeno quella che può permetterselo, verso strutture private o convenzionate e quindi comunque private.
Sorge quindi da parte di molti un dubbio: Che sia questa la strategia occulta? che fa pure conto sia su di una fatale rassegnazione da parte dei cittadini-utenti che delle maestranze?
Ai fatti dimostrare sui due fronti, ma soprattutto a livello dei responsabili organizzativi, il contrario.
Mi aspetterei esaurienti risposte ma soprattutto azioni effettivamente migliorative, grazie.
Germano Bosisio