LA LETTERA/”EXPO, L’ITALIA
NON SI SMENTISCE MAI”

expo“Ho avuto il piacere di visitare Expo a Milano. Ero molto curiosa di osservare da vicino i padiglioni realizzati per l’occasione. Sono rimasta a dir poco esterrefatta dall’Albero della vita con la sua maestosità: un’apoteosi di luci e colori. Una coreografia spettacolare.

A ogni ora l’organizzazione ha previsto qualche minuto di animazione da 10 e lode. Non sono riuscita a vedere tutto ciò che avrei voluto: l’esposizione è davvero immensa. Sono entrata nel padiglione della Francia, che ho trovato davvero ben curato, in quello del Messico, molto curioso, sono stata anche a quello di Brasile e Argentina, e poi ancora Thailandia e Marocco. Ho potuto ammirare da fuori, perché c’era troppa fila per entrare, quello della Cina, del Qatar, del Giappone e dell’Azerbaijan. E per un pelo ho rischiato di non vedere neppure il padiglione Italia. Ed è qui che comincia la solita storia all’italiana. Mi trovavo in fila con almeno un’altra cinquantina di persone, forse di più, provenienti da tutto il mondo. Dopo una ventina di minuti d’attesa, i tre “addetti” ci informano che è l’ultima entrata disponibile e che potranno accedere al padiglione i primi 35. Una doccia gelata per tutti quelli che come me, madrelingua italiana erano davanti e hanno potuto sentire e capire. Gli stranieri, che non parlano italiano, dopo qualche minuto in cui si guardavano intorno hanno cominciato a capire che c’era qualcosa che non andava. Erano le 20.30 e il padiglione senza avvisi esterni né nulla stava chiudendo. Una signora argentina ha cominciato ha lamentarsi in spagnolo con gli addetti dicendo che lei non parla italiano e non può capire cosa hanno detto e che gli organizzatori avrebbero dovuto avvertire per evitare che la gente si mettesse in fila inutilmente e per rimediare avrebbero dovuto farci entrare.

expo Nulla da fare. Il Padiglione Italia off limits per un centinaio di persone. Io, però, dopo aver manifestato il mio disappunto non mi do per vinta e decido di provare a salire con l’ascensore. Nel pomeriggio avevo già provato un paio di volte a entrare al padiglione perché ci tenevo a vederlo e avendo visto molta fila, mi ero avvicinata all’ascensore ma l’addetto alla sicurezza mi aveva detto che non potevo salire. Questa volta, alle 20.30 di sera, con mia grande sorpresa: non c’era nessuno: passaggio libero.

expoSono salita, ho fatto il giro, sono rimasta delusa perché alla maestosità dell’esterno non corrispondeva quella interna e poi sono andata a salutare gli “amici” che stavano all’ingresso e ho detto loro, senza voler suscitare polemiche ma per far riflettere e migliorare l’organizzazione:”Voi qualche minuto fa mi avete proibito di salire perché vi hanno imposto questo, e va bene, io vi dico che sono riuscita a salire dall’ascensore perché non c’era nessun controllo. E non è finita qui, se vogliamo dimostrare di essere all’altezza, basta poco, al padiglione del Giappone hanno fatto una cosa molto semplice: hanno messo un cartello con i tempi di attesa in coda e alle 20 hanno messo un altro cartello indicando l’orario di chiusura”. Sembrano sciocchezze, ma perché bisogna sempre fare le cose all’italiana? Una buona volta che abbiamo l’occasione di fare bella figura, ci si perde in un bicchier d’acqua? Non è stato un bel biglietto da visita per i turisti stranieri. Speriamo che abbiano imparato la lezione e che da oggi la situazione sia cambiata. Ad Expo il Giappone batte l’Italia, almeno per quanto riguarda le buone maniere e l’educazione”.

Lettera firmata