LA MELA DEL MANZONI DURANTE LA SAGRA DE PESCARENECH

LECCO – All’interno della 28° edizione della Sagra de Pescarenech domenica sera, prima di cena, è andata in onda, una semplice e per questo ottima visita ai loghi manzoniani e al Suo Convento con una brava guida manzoniana Maria Michela del gruppo Materia Viva che ha raccolto oltre una trentina di visitatori, turisti e lecchesi stessi che hanno potuto scoprire o riscoprire luoghi che il Manzoni ha narrato ma non inventato nel suo Promessi sposi.

Pescarenico non è infatti una finzione poetica.

«È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare». (Cap..IV)

DONO

E’ stato bello quindi scoprire, sentire con parole chiare la storia del Convento dei Capuccini e l’esistenza de “La cronichetta della fondazione del convento de’ I Cappuccini di Lecco” opera di fra’ Bernardo d’Acquateche che è del 1718. Costruito in stile sobrio come era costume dei frati che vivevano di carità e preghiera, ora è in stato non ottimale per giunta circondato, soffocato, da case private e solo da poco liberato almeno, il suo Chiostro, da un muro divisorio – della parte parrocchiana da quella privata – che ne violentava lo sguardo ed il respiro.

Un muro che toglieva la vista anche sul campaniletto, il caratteristico simbolo di Pescarenico, come lo è la sua riva davanti a Piazzetta Era, costruito nel 1717 a sezione triangolare che qualche grattacapo e litigio ha, inizialmente, accompagnato le giornate degli stessi frati.

2013-07-14-2219La guida manzoniana fa poi notare che del vecchio convento rimangono ormai solo il cortile e alcune celle, oltre alla stanza dove fu ospitato per anni Antonio Stoppani, geologo lecchese e autore de “il Bel Paese”.

L’affabilità del racconto è stato impreziosito anche da alcune curiosità sulla gioventù del Manzoni che ha vissuto il Convento in quell’età giovane tanto da riportarlo nei Promessi Sposi.

Infatti va ricordato che il Convento è stato chiuso nel 1810 ben 17 anni prima dell’edizione originaria del Romanzo.

Una di queste curiosità è di quella volta che all’interno del Convento assalito da una gran fame, il Manzoni vide nella credenza dei frati una mela invitante e tentatrice.

Il giovin Alessandro ormai pronto per calmare i morsi della fame si fermò di colpo e desistette.

Non perché qualche frate fosse sull’uscio o altri di loro potevano accorgersi, ma per aver notato e letto un biglietto posto – evidentemente a guardia – vicino alla mela: “Dio vede”.

Si è poi proseguito nella vicina chiesa parrocchiale la cui prima pietra invece fu posta – come narra sempre la cronichetta – nel maggio del 1576.

Al suo interno ci sono capolavori che meritano più di una visita.

Quadri del 1600 di pregevolissima arte, come la spendida Pala dipinta da G,B Crespi, detto il Cerano raffigurante la Trinità ed i patroni Francesco e Gregorio Magno adoranti.

E soprattutto nove cassette di vetro contenenti composizioni in cera policroma certamente riferibili alla cultura napoletana del tardo Seicento rappresenti scene di vita di Cristo e della Vergine.

Ci vorrebbero visite così ogni fine settimana, programmate. Ben prima dell’Expo 2015.

Chi si prenota? Chi raccoglie le adesioni?

Il CTP, il Centro Territoriale per la Partecipazione (ex cdz), in questo caso quello di Pescarenico, se nella realtà esiste veramente, può farsene carico?

Comunque la pensiate qui siete i benvenuti

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