LA WALL STREET SARA’ PROPRIO UNA PIZZERIA. E LE ASSOCIAZIONI NON NE POSSONO PARLARE

QLL e Libera - mani alzateLECCO – Seconda serata di un lungo consiglio comunale, ieri animato dagli amici dei cani, questa sera dagli umani con braccia alzate (in alcuni casi molto a lungo). Si trattava in particolare degli aderenti a “Qui Lecco Libera” e dei rappresentanti di “Libera“, che sul tema della destinazione della nota pizzeria confiscata alla mafia volevano dire la loro (a dire il vero l’associazione di don Ciotti aveva già parlato in Commissione, oltre ad aver presentato un proprio progetto).

Ma così non è stato: il presidente del consiglio di Palazzo Bovara, Marelli, ha spiegato che trattandosi di una delibera non era possibile lasciare intervenire il pubblico; alcuni consiglieri di opposizione hanno ottenuto che si votasse su questa scelta e con 19 no (della maggioranza) e i 12 di centrodestra più Sandro Magni il silenzio delle associazioni è stato sancito agli atti. Qui Lecco Libera contesta ricordando che il regolamento del consiglio all’articolo 7 comma 3 lettera f prevede la possibilità che i cittadini possano essere invitati a parlare.

Alla fine la famosa delibera ha dato il via libera alla ristrutturazione appunto come pizzeria della “Wall Street“, che entro il 2014 diventerà per Lecco la pizzeria “Sapori e saperi della legalità“. Traspare poi che non necessariamente la gestione verrà affidata a “Libera”, infatti al bando potranno partecipare diverse associazioni del territorio disposte ad accettare i requisiti richiesti dal volere dell’amministrazione ed esplicitati nel protocollo d’intesa.

WALL STREET INTERNOLa delibera adottata dal comune prevede dunque la ristrutturazione dell’immobile e il successivo affidamento ad un gestore selezionato tramite bando, entrambi gli aspetti coordinati dall’ALER. Il progetto proposto da Libera è stato in seguito adottato dall’amministrazione comunale e da enti di altro livello, tanto che i costi per questa fase saranno coperti dal comune, per 100 mila euro, e dalla regione Lombardia, per 400 mila euro; mentre sono ancora da ricercare, anche attraverso privati, almeno altri 200 mila euro per raggiungere i costi preventivati dal progetto. Al dettaglio economico si appella il relatore della delibera, assessore Donato, che afferma “Il diniego della deliberà comporterebbe anche la restituzione allo Stato della proprietà dell’edificio e alla Regione dei fondi messi a disposizione”.

La coalizione di maggioranza si dice soddisfatta di tale traguardo. I gruppi di minoranza espongono invece parecchie criticità. Giacomo Zamperini (Fd’I), pur definendo lodevole il cammino intrapreso nel rivalutare un edificio confiscato alla criminalità organizzata, mostra le sue perplessità circa il metodo di tale percorso. “L’aula non è mai stata coinvolta nelle scelte, la commissione incaricata è stata informata solo la scorsa settimana e ora ci si chiede di accettare la delibera al buio”. Infine si domanda se qeusta “pizzeria che vivrà del sociale seguirà le leggi della concorrenza o godrà di vantaggi”. Di conseguenza dichiara il suo voto contrario.

Identica dichiarazione di voto viene pronunciata anche da Alessandro Magni (Sel), il quale attraverso una mozione chiede che venga fatta chiarezza sul ruolo che assumerà Libera una volta che la “pizzeria della legalità” vedrà la luce e sui criteri di selezione delle associazioni che potranno assumerne la gestione. Mozione bocciata dai voti della maggioranza, che trova però sostegno nei banchi della lega e in Zamperini, mentre il Nuovo centro destra sceglie l’astensione.

Angela Fortino (Ncd) ritiene “impressionante spendere un milione di euro per dimostrare che la città di Lecco combatte la mafia, tutti soldi pubblici che provengano essi dalle casse cittadine o da stanziamenti regionali”. Non comprende inoltre la necessità della “improvvisa accelerata impressa alla questione: da quando Libera ha presentato il progetto avete avuto oltre due anni per aprire una fase consultiva e invece siete rimasti fermi, per poi prendere tutte le decisioni negli ultimi due mesi e sempre all’oscuro del consiglio fino alla scorsa settimana. Perché non si è potuto valutare anche un’altra destinazione per quel luogo? Perché ad esempio quell’edificio non poteva ospitare un progetto legato a Rivalsa?”.

Tocca al sindaco Virginio Brivio dare spiegazioni alle minoranze: “Il pubblico interverrà in Wall Street esclusivamente nella fase di ristrutturazione dei locali, per il resto una volta affidata in gestione la pizzeria dovrà camminare con le sue gambe senza più alcun intervento della comunità. Chi dubita degli aspetti economici consideri che l’impegno per l’ex pizzeria Giglio [anch’essa confiscata ai Coco Trovato] è stato molto più oneroso. Non capisco i dubbi sulla bontà del progetto, si tratta di un provvedimento che non appartiene al comune ma che l’amministrazione ha fatto proprio e condiviso con altre realtà a più livelli, intraprendendo una sfida di dimensioni nazionali, perciò non riduciamo tutto a beghe di paese. Il motivo per cui non abbiamo relazionato costantemente al consiglio i vari passi verso la pizzeria della legalità è dovuto al fatto che non essendo appunto il progetto solo riferibile al comune, non eravamo sicuri della suo giungere al termine.”

E’ quindi con i voti della maggioranza e il sostegno della Lega, la quale intende così confermare il costante impegno contro le mafie, che Lecco apre la strada alla pizzeria “Sapori e saperi della legalità”. Contrari restano Magni e Zamperini mentre il Nuovo centro destra prende le distanze astenendosi.

C. C.